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- Export in calo per tensioni geopolitiche e barriere, specie dagli USA.
- Investimenti fissi in crescita del 3,0% nel 2025, poi rallentano.
- Occupazione sale dello 0,9% nel 2025, ma frena nel 2026.
- Retribuzioni reali +2,3% nel biennio 2025-2026, settore pubblico indietro.
Un Quadro Economico Italiano in Chiaro Scuro
Il panorama economico italiano si presenta con luci ed ombre nell’autunno del 2025. Secondo le analisi di Confindustria, la crescita economica nazionale mostra segnali di anemia, con un export in calo a causa delle tensioni geopolitiche e delle barriere tariffarie, in particolare quelle imposte dagli Stati Uniti sui prodotti europei. Questo contesto internazionale sfavorevole pesa significativamente sulla competitività delle imprese italiane, soprattutto in un momento in cui la domanda europea, principale mercato di sbocco per i prodotti italiani, rimane debole e l’euro forte penalizza l’intera Eurozona.
L’export italiano di beni sta perdendo terreno rispetto al commercio mondiale, una situazione che desta preoccupazione. Tuttavia, l’orizzonte non è del tutto privo di speranza. L’approvazione dell’intesa commerciale tra Unione Europea e Mercosur potrebbe dischiudere nuove e rilevanti opportunità di mercato, fungendo da mitigazione per le sfide incontrate nell’ambito delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti.
Investimenti e Occupazione: Pilastri di una Crescita Fragile
Sul fronte interno, gli investimenti fissi rappresentano la componente più robusta della domanda. Dopo un rallentamento nel 2024 (+0,5%), la loro dinamica ha ripreso vigore tra la fine dell’anno scorso e la prima metà del 2025, con una crescita media attesa del 3,0% per quest’anno e un rallentamento previsto al 1,9% per il prossimo. Gli incentivi fiscali, come Ecobonus, Bonus Ristrutturazioni, Transizione 4.0 e Transizione 5.0, hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere gli investimenti, insieme al PNRR, che però vedrà il suo impatto affievolirsi nel 2026.

Per quanto riguarda l’occupazione, nel 2025 si prevede una crescita superiore a quella del PIL (+0,9%), ma con un rallentamento nel 2026 (+0,5%), che potrebbe favorire un recupero della produttività del lavoro. L’industria, in particolare, ha subito una compressione della produttività durante la crisi energetica, mentre il settore edile si distingue per ampi guadagni di produttività rispetto al periodo pre-pandemico.
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Retribuzioni Reali: Un Lento Recupero
Le retribuzioni di fatto pro-capite hanno mostrato un’accelerazione, raggiungendo il +2,9% nel 2024 e il +3,1% nel primo semestre del 2025. Si prevede che questa dinamica si manterrà stabile quest’anno (+3,2%) per poi decelerare leggermente il prossimo (+2,7%). Grazie all’incremento retributivo che supera il tasso inflazionistico, si delinea una graduale ripresa del potere d’acquisto dei salari effettivi, con una progressione complessiva del +2,3% nel biennio 2025-2026. Tuttavia, il settore pubblico rimane indietro, con retribuzioni reali ancora significativamente inferiori rispetto ai livelli pre-crisi.
Competitività e Prospettive Future: La Visione di Confindustria
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha sottolineato l’importanza di un grande progetto di rilancio del paese, con l’obiettivo di raggiungere una crescita dell’1,5-2%. Orsini ha evidenziato la necessità di rendere disponibile il risparmio privato per investirlo nell’economia reale e di affrontare il tema del costo dell’energia, che penalizza le imprese italiane rispetto ai concorrenti europei.
Confindustria propone un piano industriale triennale per mettere l’industria al centro, con l’obiettivo di raggiungere i 700 miliardi di euro di export. Il recente miglioramento del rating sovrano dell’Italia da BBB a BBB+ da parte di Fitch è visto come un segnale positivo, che potrebbe portare a un risparmio di circa 7 miliardi di euro.
Oltre la Congiuntura: Riflessioni su Risparmio, Investimenti e Crescita
In un contesto economico complesso come quello attuale, è fondamentale comprendere come le dinamiche di risparmio e investimento influenzino la crescita. Un concetto base, ma spesso sottovalutato, è che il risparmio, se non adeguatamente indirizzato verso investimenti produttivi, rischia di rimanere sterile, non contribuendo alla creazione di ricchezza e posti di lavoro.
Un concetto più avanzato è quello del “crowding out”, ovvero la possibilità che un eccessivo debito pubblico possa assorbire risorse finanziarie che altrimenti sarebbero destinate a investimenti privati, frenando la crescita economica.
Riflettiamo: come possiamo, come singoli cittadini e come società, incentivare un circolo virtuoso in cui il risparmio diventi motore di sviluppo, alimentando investimenti innovativi e sostenibili che creino valore a lungo termine? La risposta a questa domanda potrebbe essere la chiave per un futuro economico più prospero e resiliente.







