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Porti del sud: come stanno sfidando le tensioni globali?

Scopri come i porti del Mezzogiorno stanno registrando una crescita significativa nonostante le tensioni geopolitiche e i dazi, consolidando il ruolo dell'Italia nel commercio marittimo.
  • Intesa Sanpaolo eroga 2 miliardi di euro nel primo trimestre.
  • Economia marittima genera 65 miliardi di euro di valore aggiunto.
  • Container: Gioia Tauro raggiunge il 78% del traffico.
  • Commercio via mare aumentato del 2,1% nel 2024.
  • Canale di Suez: riduzione transiti del 18% (gen-mag 2025).

I porti del Mezzogiorno sfidano dazi e tensioni globali

Il Mediterraneo si conferma un fulcro nevralgico per il commercio globale, dimostrando una notevole resilienza di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche e alle politiche protezionistiche. I porti del Mezzogiorno, in particolare, stanno registrando una crescita significativa, consolidando il ruolo dell’Italia come leader nel traffico merci via mare. Il dodicesimo rapporto “Italian Maritime Economy”, elaborato da Srm di Intesa Sanpaolo, evidenzia come l’Italia stia evolvendo da semplice appendice delle Alpi a piattaforma strategica al centro del Mediterraneo, dove i traffici marittimi generano ricchezza e offrono prospettive di crescita grazie a iniziative come il Pnrr, il Piano Mattei, la Via del Cotone e la Zes unica.

Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato l’impegno del gruppo nel sostenere l’economia del Mezzogiorno, evidenziando l’erogazione di circa 2 miliardi di euro nel primo trimestre dell’anno a imprese e famiglie clienti. Intesa Sanpaolo si pone come partner strategico per il cluster marittimo, supportando la Zes Unica e le Zone Logistiche Semplificate con un plafond di 10 miliardi di euro destinato a finanziare investimenti per lo sviluppo del sistema industria-porti-logistica.

Massimo Deandreis, direttore di Srm, ha ribadito l’importanza dell’economia marittima come lente attraverso cui analizzare le tensioni geopolitiche e l’impatto dei dazi. Il settore genera 65 miliardi di euro di valore aggiunto diretto per l’Italia, rappresentando un pilastro per l’export. La crescita dei volumi movimentati dai porti italiani nel 2024 testimonia la resilienza degli armatori e delle infrastrutture, sottolineando la necessità di investire in sostenibilità, intermodalità e nella valorizzazione dei porti come hub energetici.

Analisi dei dati: performance e trend del settore marittimo

Alessandro Panaro, responsabile Maritime & Energy Srm, ha fornito un’analisi dettagliata delle performance dei porti del Mezzogiorno nei diversi settori dello shipping. Nei Liquid Bulk, i porti di Cagliari, Augusta e Milazzo si distinguono con una quota del 69%. Nel settore dei container, Gioia Tauro, unico porto di approdo per le mega navi portacontainer, raggiunge il 78%. Nel Dry Bulk, Bari e Taranto contribuiscono con il 48,9%.

A livello globale, il commercio via mare è aumentato del 2,1% nel 2024, raggiungendo 12,6 miliardi di tonnellate, con una previsione di crescita compresa tra lo 0,2% nel 2025 e l’1,5% nel 2026. Nonostante le incertezze economiche globali, il Mediterraneo mantiene la sua centralità, con i 25 principali porti che hanno movimentato 62 milioni di TEU, registrando una crescita del 5,1%. Le tensioni geopolitiche hanno incentivato le rotazioni per il Capo di Buona Speranza, ridisegnando la geografia dei traffici.

L’Italia si conferma leader nello Short Sea Shipping, con quasi 628 milioni di tonnellate movimentate a livello europeo, di cui 302 milioni gestite dall’Italia. Il Canale di Suez ha subito una riduzione dei transiti medi giornalieri del 18% tra gennaio e maggio 2025 rispetto al 2024, e del 70% rispetto al 2023, sebbene si stia registrando una ripresa da parte di alcune compagnie di navigazione.

Le crisi geopolitiche e l’applicazione dei dazi stanno spingendo gli importatori a riorganizzare le catene di approvvigionamento, favorendo la regionalizzazione delle rotte commerciali. Gli Stati Uniti promuovono il corridoio Imec, o Via del Cotone, come alternativa alla cinese Via della Seta, stimando un potenziale di interscambio commerciale fino a 170-200 miliardi di euro da e verso l’Unione Europea. Gli armatori investono sempre più in carburanti alternativi, con il GNL che rappresenta il 36,8% delle scelte, ma con una crescente attenzione al metanolo.

Con un rapporto tra export più import e PIL pari al 54,3% nel 2024, l’Italia si colloca tra le economie globali più aperte al commercio internazionale. Gli Stati Uniti si confermano il principale sbocco per le esportazioni italiane, con un valore di 37,4 miliardi di euro, e rappresentano il secondo mercato per le importazioni, superati solo dalla Cina, con un valore di 10,6 miliardi di euro.

Intermodalità, sostenibilità e nuove rotte: le strategie per il futuro

Per rafforzare la competitività dei porti italiani e attrarre nuovi traffici, è fondamentale continuare a investire in intermodalità e modelli green. Il DEF 2025 prevede progetti per 12,5 miliardi di euro destinati a questo scopo. I terminali marittimi assumono un’importanza crescente per il mercato energetico, fungendo da punti di arrivo per le condotte e da poli di produzione di energia da fonti rinnovabili. La transizione verso carburanti alternativi e la riduzione delle emissioni rappresentano sfide cruciali per il settore.

La riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, spinta dalle tensioni geopolitiche e dai dazi, offre nuove opportunità per i porti italiani, che possono intercettare i flussi commerciali deviati dalle rotte tradizionali. La Via del Cotone, promossa dagli Stati Uniti, rappresenta un’alternativa alla Via della Seta e potrebbe generare significativi benefici per l’economia italiana.

Il ruolo strategico del Mezzogiorno: una visione per il futuro

Il Mezzogiorno si conferma un’area strategica per l’economia italiana, grazie alla sua posizione geografica privilegiata e alla presenza di porti efficienti e resilienti. Gli investimenti in infrastrutture, intermodalità e sostenibilità possono contribuire a rafforzare il ruolo del Mezzogiorno come hub logistico e commerciale per l’intero Mediterraneo. Il Piano Mattei, la Zes unica e le altre iniziative in corso rappresentano un’opportunità unica per rilanciare l’economia del Sud e creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo.

L’Italia, con la sua posizione centrale nel Mediterraneo, ha l’opportunità di diventare un protagonista chiave nel commercio globale, sfruttando al meglio le potenzialità dei suoi porti e investendo in innovazione e sostenibilità.

Navigare nel Mare dell’Economia: Comprendere e Sfruttare le Correnti del Commercio Marittimo

Amici lettori, immergiamoci insieme nel vasto oceano dell’economia, prendendo spunto da questo articolo che ci offre una bussola per orientarci. Una nozione base, ma fondamentale, è il concetto di vantaggio comparato. Questo principio, caro agli economisti, ci dice che ogni nazione dovrebbe specializzarsi nella produzione di beni e servizi che sa fare meglio e a costi inferiori rispetto agli altri. Nel contesto del commercio marittimo, l’Italia, grazie alla sua posizione geografica e alla sua storia millenaria di navigazione, ha un vantaggio comparato naturale nel settore dei trasporti marittimi e della logistica nel Mediterraneo. Sfruttare questo vantaggio significa investire in infrastrutture portuali, migliorare l’efficienza dei servizi e promuovere la sostenibilità ambientale, per attrarre sempre più traffici commerciali e generare ricchezza per il Paese.

Passando a una nozione più avanzata, consideriamo la teoria dei giochi applicata alle rotte commerciali. Le decisioni degli armatori e delle compagnie di navigazione su quali porti scalare e quali rotte seguire non sono casuali, ma frutto di un’attenta analisi dei costi, dei benefici e dei rischi associati a ciascuna opzione. In un contesto geopolitico in continua evoluzione, con nuove rotte che si aprono (come la Via del Cotone) e altre che diventano meno accessibili (come il Canale di Suez), è fondamentale per i porti italiani adottare una strategia proattiva, anticipando le mosse dei concorrenti e offrendo servizi sempre più competitivi e personalizzati. Questo richiede una profonda conoscenza dei mercati globali, una capacità di adattamento rapida e una forte collaborazione tra tutti gli attori della filiera logistica.

Riflettiamo ora su come queste dinamiche influenzano la nostra vita quotidiana. Ogni prodotto che acquistiamo, dal cibo ai vestiti, ha compiuto un lungo viaggio attraverso i mari del mondo, toccando spesso i porti italiani. Sostenere il commercio marittimo significa sostenere la nostra economia, creare posti di lavoro e garantire l’accesso a beni e servizi di qualità. Ma significa anche essere consapevoli dell’impatto ambientale dei trasporti marittimi e promuovere scelte più sostenibili, come l’utilizzo di carburanti alternativi e la riduzione delle emissioni. In fondo, navigare nel mare dell’economia è un po’ come navigare in un vero mare: richiede conoscenza, prudenza e un occhio sempre attento all’orizzonte.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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