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- Crescita zona euro rivista a 0,9% nel 2025, da 1,3% precedente.
- Italia: crescita PIL stimata a solo 0,7% nel 2025.
- Debito pubblico italiano previsto al 138,2% del PIL nel 2026.
Lunedì 19 maggio 2025, la Commissione Europea ha pubblicato le sue previsioni economiche primaverili, delineando un quadro di rallentamento della crescita e persistente incertezza, soprattutto a causa delle tensioni commerciali globali. Le stime per la zona euro sono state riviste al ribasso, con un impatto significativo previsto per l’Italia.
Revisione delle stime di crescita per la zona euro
La Commissione Europea prevede ora una crescita dello 0,9% per la zona euro nel 2025, un calo rispetto all’1,3% previsto in precedenza. Per il 2026, la crescita stimata è dell’1,4%, anch’essa inferiore alla previsione precedente dell’1,6%. Questa revisione riflette le preoccupazioni sull’impatto delle politiche commerciali protezionistiche, in particolare quelle degli Stati Uniti, e la conseguente incertezza economica globale.
L’inflazione nella zona euro dovrebbe diminuire, passando da una media annua del 2,4% nel 2024 al 2,1% nel 2025 e all’1,7% nel 2026. Tuttavia, queste proiezioni sono soggette a rischi, in particolare legati all’evoluzione delle politiche commerciali e alla volatilità dei mercati finanziari.

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Impatto sull’Italia: crescita più lenta e aumento del debito
Le previsioni per l’Italia sono meno ottimistiche rispetto alla media europea. La crescita del PIL italiano è stimata allo 0,7% nel 2025 e allo 0,9% nel 2026, inferiore alle stime precedenti e al di sotto della media dell’UE. Mentre il deficit pubblico dovrebbe diminuire, scendendo sotto il 3% del PIL nel 2026 (al 2,9%), il debito pubblico è previsto in aumento, raggiungendo il 138,2% del PIL nel 2026, rispetto al 135,3% nel 2024. Questo aumento del debito è in parte attribuito all’impatto ritardato dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie accumulati negli anni precedenti.
Le cause del rallentamento: dazi e incertezza commerciale
Il rallentamento della crescita europea è attribuito principalmente alla guerra dei dazi innescata dagli Stati Uniti. Il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato che l’incertezza sulla politica economica globale ha raggiunto livelli senza precedenti dalla pandemia di Covid-19. Le tariffe medie applicate dagli Stati Uniti sulle importazioni sono le più alte dagli anni ’30, causando volatilità sui mercati finanziari e un impatto negativo sugli investimenti.
Nel 2025, ci si aspetta che le esportazioni dell’UE aumentino di un modesto 0,7%, con una diminuzione delle esportazioni di beni in parte controbilanciata da una ripresa delle vendite di servizi all’estero. Gli investimenti fissi lordi hanno subito una contrazione nel 2024, ma si prevede una moderata ripresa nel 2025 e nel 2026, grazie agli investimenti in infrastrutture e ricerca e sviluppo, sostenuti dal PNRR e dal Fondo di coesione.
Riflessioni conclusive: navigare l’incertezza economica
Le previsioni economiche della Commissione Europea delineano un quadro complesso e incerto per l’economia europea. Le tensioni commerciali globali, in particolare la politica protezionistica degli Stati Uniti, rappresentano una sfida significativa per la crescita e la stabilità. L’Italia, in particolare, deve affrontare la sfida di una crescita più lenta e di un debito pubblico in aumento.
È fondamentale che l’Unione Europea adotti politiche economiche prudenti e coordinate per mitigare i rischi e promuovere la competitività. Ciò include investimenti in settori strategici, riforme strutturali per migliorare la produttività e una politica commerciale che promuova il libero scambio e la cooperazione internazionale.
Un concetto base di economia che si applica qui è il moltiplicatore keynesiano. Questo principio spiega come una diminuzione degli investimenti o delle esportazioni possa avere un impatto sproporzionato sulla crescita economica complessiva, poiché riduce il reddito disponibile e la spesa dei consumatori. Una nozione più avanzata è la curva di Laffer, che suggerisce che un aumento eccessivo delle tasse o dei dazi può effettivamente ridurre le entrate fiscali, poiché scoraggia l’attività economica.
Di fronte a queste sfide, è essenziale che i cittadini e le imprese si preparino a un futuro economico incerto. Ciò significa adottare strategie di risparmio e investimento prudenti, diversificare le fonti di reddito e sviluppare competenze che siano richieste nel mercato del lavoro del futuro. La resilienza economica richiede una combinazione di politiche pubbliche efficaci e decisioni individuali responsabili.







