Allarme Draghi: L’Europa rischia il declino, ecco le mosse per salvarsi

## Sovranità Europea a Rischio
Mario Draghi, già guida della Banca Centrale Europea, ha diramato un *allarme sconvolgente all’Unione Europea riguardo alla grave congiuntura attuale. Ha evidenziato come la scarsa fiducia in sé stessi e l’inerzia nell’implementazione delle riforme stiano minacciando direttamente la sovranità del continente. A dodici mesi dalla sua precedente disamina, ha energicamente ribadito l’urgenza di adottare provvedimenti tempestivi e incisivi per ridurre il divario competitivo con gli Stati Uniti e la Cina; in caso contrario, si prospetta una crescente insoddisfazione tra i cittadini europei. La situazione descritta è drammatica: il modello di crescita economica europeo sembra disgregarsi, incrementando le sue fragilità mentre mancano strategie efficaci per assicurare i capitali necessari agli investimenti vitali.

## Numeri Impietosi e Inerzia Decisionale

I dati presentati da Draghi delineano un quadro preoccupante. Il debito pubblico è destinato a incrementare di dieci punti percentuali in vent’anni, raggiungendo il 93% del PIL. Le necessità di investimento sono passate da 800 miliardi a 1.200 miliardi di euro annuali, di cui 510 miliardi saranno sostenuti dalle casse statali. L’ex premier ha criticato l’immobilismo decisionale dell’UE, bloccata dall’unanimità tra i Ventisette Stati membri, che spesso si nasconde dietro “scuse per la propria lentezza”, mascherandola come rispetto dello Stato di diritto.

## Riforme, Capitali Privati e Cooperazione Rafforzata
Draghi ha esortato a un’accelerazione delle riforme, alla mobilitazione di capitali privati e all’abbattimento di “tabù di lunga data”, con l’obiettivo di conseguire risultati concreti in pochi mesi, non anni. Ha persino suggerito una “cooperazione rafforzata tra Paesi volenterosi” in ambiti cruciali come la difesa, aprendo alla possibilità di un debito comune tra alleanze di Stati per finanziare progetti di interesse collettivo. I settori che necessitano di intervento sono numerosi: energia, intelligenza artificiale, aiuti di Stato e fusioni.

## Critiche al Green Deal e al Commercio Internazionale

Le critiche più incisive di Draghi riguardano il commercio e il Green Deal. Ha evidenziato come gli Stati Uniti abbiano imposto i dazi più alti dai tempi dello Smooth-Hawley, mentre la dipendenza europea da Washington in materia di difesa ha portato a un’intesa svantaggiosa. Sul fronte orientale, la Cina continua ad aumentare il suo avanzo commerciale e la dipendenza europea dalle sue materie prime critiche limita la capacità dell’UE di contrastare il dumping e il sostegno di Pechino alla Russia. Anche la transizione verde è stata messa in discussione, con Draghi che ha affermato come alcuni obiettivi del Green Deal, varato nel 2019, si basino su “presupposti non più validi”, a partire dalla scadenza del 2035 per lo stop ai motori a benzina e diesel.

## L’Urgente Necessità di una Strategia Energetica e Digitale

Draghi ha inoltre puntato il dito contro la legislazione europea, citando il GDPR come un ostacolo per le imprese europee, aumentando i costi di acquisizione dei dati del 20% rispetto ai concorrenti statunitensi. Ha criticato anche l’IA Act, sollecitando una pausa nell’attuazione della “prossima fase” normativa, relativa ai sistemi di IA ad alto rischio, fino a quando non se ne comprenderanno appieno le implicazioni. Sul fronte energetico, Draghi ha sottolineato come i prezzi del gas siano quadruplicati rispetto agli Stati Uniti e i costi dell’energia per le industrie europee siano circa il doppio rispetto a quelli americane. Senza un’efficace riduzione di tale disparità, il passaggio a un’economia fondata sull’alta tecnologia rischia seriamente di arrestarsi.

## Verso un Nuovo Rinascimento Europeo: Un Imperativo Strategico

La situazione descritta da Draghi non è semplicemente una questione economica, ma una sfida alla sovranità e all’autonomia dell’Europa. È necessario un cambio di passo radicale, un’inversione di rotta che richieda coraggio, visione e una forte volontà politica. L’Europa deve smettere di nascondersi dietro la burocrazia e l’inerzia, e iniziare a competere ad armi pari con le altre potenze globali. Solo così potrà garantire un futuro prospero e sicuro per i suoi cittadini.

Amici lettori, riflettiamo un attimo. Avete presente quando si dice che “non bisogna mettere tutte le uova nello stesso paniere”? Ecco, questo è un principio base della diversificazione degli investimenti. L’Europa, in un certo senso, ha “messo tutte le uova nel paniere” della dipendenza energetica e tecnologica da altri paesi.

Un concetto più avanzato, ma cruciale, è quello del vantaggio comparato. Ogni paese, ogni regione, ha delle risorse e delle competenze uniche. L’Europa deve individuare i suoi vantaggi comparati, investire in questi settori e diventare leader a livello globale. Immaginate come l’intelligenza artificiale si integri con le macchine utensili: stiamo parlando di un campo in cui l’Europa, grazie alla sua ricca storia e competenze affermate, ha molto da offrire. Potrebbe risultare fondamentale approfittare di questo sorpasso strategico, poiché aprirebbe le porte a un potenziale *rinascimento europeo**.