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- Dal 1° settembre 2025 commissioni esercenti al massimo 5%.
- Risparmi stimati per gli esercenti: circa 400 milioni di euro.
- Circa 3,5 milioni di lavoratori italiani usano i buoni pasto.
A partire dal 1° settembre 2025, il panorama dei buoni pasto in Italia sarà interessato da una significativa trasformazione. La novità principale riguarda il tetto massimo alle commissioni applicate agli esercizi commerciali che accettano i ticket, fissato al 5% del valore nominale del buono. Questa misura, lungamente attesa, mira a ridurre gli oneri gravanti su bar, ristoranti e altri pubblici esercizi, spesso penalizzati da commissioni considerate eccessive e insostenibili. Si prevede che questa novità possa generare risparmi per circa 400 milioni di euro all’anno per gli esercenti.
Giancarlo Banchieri, presidente nazionale di Fiepet Confesercenti, ha accolto con favore questa decisione, sottolineando come essa rappresenti un passo avanti per porre fine a un sistema che imponeva costi sproporzionati agli esercenti. La Fiepet Confesercenti, che rappresenta ristoratori, baristi e altri pubblici esercizi, ha giocato un ruolo chiave nel promuovere questa riforma.
Impatto sui consumatori e possibili scenari futuri
La riduzione delle commissioni non avrà impatti solo sugli esercenti, ma anche sui consumatori. Un minor costo per gli esercizi commerciali potrebbe incentivare una maggiore accettazione dei buoni pasto, creando un circolo virtuoso che coinvolge l’intera filiera. Più esercizi disposti ad accettare i ticket significa maggiore concorrenza e, di conseguenza, maggiori benefici per i clienti. Tuttavia, la Fiepet mette in guardia dalle possibili contromosse delle società emettitrici dei buoni pasto, che potrebbero tentare di compensare la riduzione delle commissioni attraverso modifiche unilaterali dei contratti, come l’allungamento dei tempi di pagamento. Per questo motivo, è fondamentale un’attenta supervisione affinché i benefici promessi si concretizzino effettivamente.
Attualmente, circa 3,5 milioni di lavoratori italiani utilizzano i buoni pasto, distribuiti da circa 150.000 aziende e accettati in 170.000 esercizi commerciali. Il settore genera un volume d’affari di oltre 4 miliardi di euro all’anno, sostenendo 220.000 impieghi e generando più di 400 milioni di euro di imposta sul valore aggiunto.
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La proposta di innalzare il tetto di esenzione fiscale
Parallelamente alla riduzione delle commissioni, si discute la possibilità di innalzare il tetto di esenzione fiscale per i buoni pasto, attualmente fissato a 8 euro per i ticket elettronici e 4 euro per quelli cartacei. Diverse aziende e associazioni di categoria hanno avanzato la proposta di portare tale soglia a 10 euro, allineandosi agli standard europei, dove il valore esentasse medio supera gli 11 euro. L’ultima revisione del tetto risale al 2020, e l’inflazione e l’aumento del costo della vita hanno reso necessario un adeguamento. Con un costo medio di un pranzo fuori casa che si aggira intorno ai 12,50 euro, i buoni pasto da 6,2-6,8 euro (valore medio) spesso non sono sufficienti a coprire l’intera spesa, costringendo i lavoratori a integrare con denaro proprio.
Un aumento dell’esenzione fiscale potrebbe stimolare i consumi di circa un miliardo di euro, creare 14.000 nuovi posti di lavoro e generare 25 milioni di euro di IVA aggiuntiva.

Verso un futuro più equo per il settore dei buoni pasto
Le recenti evoluzioni nel settore dei buoni pasto rappresentano un passo importante verso una maggiore equità e sostenibilità. La riduzione delle commissioni e la possibile revisione del tetto di esenzione fiscale potrebbero portare benefici significativi per esercenti, lavoratori e consumatori. Tuttavia, è fondamentale monitorare attentamente le dinamiche del mercato e prevenire eventuali distorsioni che potrebbero vanificare i progressi compiuti. Solo attraverso un approccio equilibrato e una costante vigilanza sarà possibile garantire un futuro prospero per l’intero comparto.
È essenziale che le istituzioni e le parti interessate continuino a collaborare per trovare soluzioni innovative e sostenibili, in grado di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
Amichevolmente, parliamo di un concetto fondamentale: l’elasticità della domanda. Nel caso dei buoni pasto, se il costo per gli esercenti diminuisce (grazie alla riduzione delle commissioni), è probabile che aumenti l’offerta di esercizi che li accettano. Questo, a sua volta, potrebbe portare a un aumento della domanda da parte dei consumatori, creando un circolo virtuoso. Un concetto più avanzato è la teoria dei giochi. Le società emettitrici di buoni pasto, gli esercenti e i consumatori sono tutti giocatori in questo mercato. Ogni decisione presa da un giocatore influenza le decisioni degli altri. Comprendere queste dinamiche può aiutare a prevedere le conseguenze delle politiche e a trovare soluzioni che siano vantaggiose per tutti. Riflettiamo: come possiamo, come singoli individui, contribuire a creare un sistema più equo e sostenibile nel settore dei buoni pasto? Forse scegliendo esercizi che accettano i ticket e sostenendo le iniziative che promuovono una maggiore trasparenza e concorrenza.







