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- Pil italiano previsto in crescita solo dello 0,7% nel 2025.
- Deficit italiano in calo al 3,3% del Pil nel 2025.
- Debito/Pil italiano in aumento: 136,7% nel 2025.
- Eurozona: crescita stimata allo 0,9% nel 2025, rallentamento previsto.
- Export Ue: aumento dello 0,7%, trainato dai servizi.
- Disoccupazione Ue: prevista al minimo storico del 5,7% nel 2026.
Le previsioni economiche primaverili della Commissione Europea proiettano un’ombra di dubbio sulla vitalità economica italiana ed europea. Le stime, ora riviste in senso peggiorativo, presentano uno scenario meno ottimistico rispetto alle previsioni formulate in autunno, suscitando domande sulle prospettive future e sulle strategie da mettere in atto per fronteggiare le nuove difficoltà.
Revisione delle stime di crescita per l’Italia
La Commissione Europea ha corretto al ribasso le previsioni di incremento del prodotto interno lordo italiano, fissandole allo 0,7% nel 2025 e allo 0,9% nel 2026. Tale revisione implica una diminuzione notevole in confronto alle valutazioni iniziali, che ipotizzavano una crescita dell’1% per il 2025 e dell’1,2% per il 2026. Malgrado questo ridimensionamento, si attende che il deficit italiano continui il suo percorso di riduzione, calando dal 3,4% del PIL nel 2024 al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Ciononostante, il rapporto debito/PIL è destinato a una progressione, raggiungendo il 136,7% nel 2025 e il 138,2% nel 2026, principalmente a causa degli oneri relativi ai bonus edilizi cumulati nel deficit fino al 2023.
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Rallentamento della crescita nell’Eurozona
Anche le stime di crescita per l’Eurozona hanno subito un ridimensionamento, attestandosi allo 0,9% nel 2025 e all’1,4% nel 2026, contro le precedenti previsioni dell’1,3% e dell’1,6%. Questa frenata è imputabile, in gran parte, a un indebolimento delle prospettive per gli scambi commerciali internazionali e a una crescente incertezza nel contesto delle politiche commerciali. La Commissione Europea prevede che la crescita globale al di fuori dell’UE si stabilizzi al 3,2% nel biennio 2025-2026, un dato inferiore al 3,6% stimato in autunno. Si stima che le esportazioni dell’UE aumenteranno solamente dello 0,7% nel corso di quest’anno, sostenute principalmente dal settore dei servizi. Gli investimenti, dopo una modesta contrazione del -1,8% nel 2024, dovrebbero riprendere vigore, crescendo dell’1,5% nel 2025 e del 2,4% nel 2026, grazie anche al sostegno del Recovery Fund e del Fondo di coesione. *Si stima un incremento nelle spese delle famiglie, pari all’1,5% per il 2025 e all’1,6% per il 2026.

Fattori di rischio e opportunità
Le proiezioni economiche sono vincolate a diversi fattori di rischio, tra i quali la frammentazione degli scambi internazionali, che potrebbe ostacolare l’espansione del PIL e alimentare nuovamente le spinte inflazionistiche, e le calamità naturali legate al clima. D’altro canto, si presentano anche possibili elementi di stimolo alla crescita, come un’ulteriore distensione delle tensioni commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti, o una più celere espansione degli scambi commerciali dell’UE con altre nazioni, anche grazie a nuovi accordi di libero scambio. Un ulteriore elemento che potrebbe incidere positivamente sull’espansione economica è l’aumento della spesa per la difesa. Nonostante l’incertezza, il mercato del lavoro rimane solido, con la creazione di 1,7 milioni di posti di lavoro nel 2024 e la previsione di ulteriori 2 milioni. Si prevede che il tasso di disoccupazione toccherà il suo punto minimo, stabilizzandosi al 5,7%* nel 2026. L’inflazione è in fase di riduzione e potrebbe raggiungere l’obiettivo del 2% già nel 2025, anche grazie alla diminuzione dei costi energetici e al rafforzamento dell’euro.
Navigare le acque incerte: resilienza e strategia
Le revisioni al ribasso delle stime di crescita economica per l’Italia e l’Eurozona sottolineano l’esigenza di una gestione oculata e strategica del panorama economico globale. La Commissione Europea ha significativamente ridotto le stime di crescita per la Germania, prevedendo un PIL invariato quest’anno (allo 0%, dopo il calo dello 0,2% nel 2024) e un incremento dell’1,1% nel 2026. Le precedenti valutazioni prevedevano una crescita dello 0,7% quest’anno e dell’1,3% il prossimo. Questo scenario è negativamente influenzato dal calo delle esportazioni, dalla debolezza dei consumi, dall’incertezza globale e da condizioni finanziarie sfavorevoli. Tra le altre principali economie dell’UE, la Francia è ora considerata in crescita dello 0,6% e dell’1,3% nel 2026, mentre la Spagna del 2,6% e del 2% nel 2026. Quest’anno, Malta (+4,1%) e Irlanda (+3,4%) mostreranno un ritmo di crescita superiore rispetto agli altri paesi. In un contesto di incertezza politica e commerciale, è cruciale adottare politiche economiche prudenti e mirate, promuovere gli investimenti in settori strategici e sostenere la competitività delle imprese. La resilienza e la capacità di adattamento saranno cruciali per superare le sfide e cogliere le opportunità che si presenteranno.







