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- Solo una minima parte delle 383 raccomandazioni di Draghi attuate.
- Divieto motori a combustione nel 2035: decisione criticata per condizioni mutate.
- Innovazione europea stagnante e costi elevati auto elettriche.
L’Europa a un Punto di Svolta
L’ex Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) e del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha lanciato un severo monito all’Unione Europea, sottolineando come l’inerzia e l’auto-compiacimento stiano minando la competitività e la sovranità del continente. A un anno dalla presentazione del suo rapporto sulla competitività, Draghi è tornato a Bruxelles per evidenziare la lentezza nell’attuazione delle riforme necessarie, avvertendo che il modello di crescita europeo si sta sgretolando. La situazione è resa ancora più critica da un debito pubblico in aumento e da crescenti fabbisogni di investimento, mentre Stati Uniti e Cina avanzano rapidamente.
Draghi ha espresso preoccupazione per il fatto che, a distanza di dodici mesi, solo una minima parte delle 383 raccomandazioni contenute nel suo report sono state implementate. Questo ritardo alimenta la frustrazione dei cittadini e mette a rischio la capacità dell’Europa di competere a livello globale. L’ex premier ha sottolineato come l’Europa si nasconda dietro “scuse per la propria lentezza”, mascherandola talvolta come rispetto dello Stato di diritto.

Il Dilemma dell’Automotive: Tra Transizione e Realismo
Il discorso tenuto da Draghi tocca uno dei temi cruciali contemporanei: la transizione verso l’auto elettrica. Il suo intervento evidenzia l’urgenza di esaminare criticamente le attuali normative europee riguardanti le emissioni. In particolare, la decisione introdotta dal Green Deal sul divieto della vendita dei motori a combustione interna entro il 2035 viene contestata dall’ex presidente dell’Eurozona per via dell’immutabilità delle condizioni iniziali da cui era scaturita questa iniziativa.
Draghi ha messo in rilievo come il settore automobilistico elettrico stia procedendo con un ritmo considerevolmente più lento rispetto alle aspettative; peraltro l’innovazione a livello europeo appare stagnante, mentre ci si trova davanti al problema dell’elevato costo dei veicoli disponibili sul mercato e alla frammentazione delle strategie relative alle filiere produttive. Questo porta all’invecchiamento dell’attuale flotta automobilistica in Europa, a fronte solamente di una lieve contrazione delle emissioni di CO2 riscontrabili negli ultimi anni. La proposta avanzata dall’ex Presidente della BCE promuove un modello “tecnologicamente neutrale”, concepito per adattarsi ai mutamenti nel mercato automobilistico così come alle necessità infrastrutturali emergenti e sfruttare appieno le potenzialità legate ai combustibili senza emissioni nocive. Tale visione apre alla prospettiva di una riforma normativa capace d’includere anche strumenti innovativi come gli e-fuel, oltre ai biocarburanti e ad altre soluzioni alternative nella fase transitiva verso obiettivi più ambiziosi nella sostenibilità energetica. La Commissione Europea sta valutando diverse opzioni, tra cui una nuova categoria normativa per le piccole auto elettriche “made in Europe” e una possibile deroga per i plug-in hybrid e i range extender.
- Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno... 👍...
- Draghi dimentica che il Green Deal ha anche aspetti positivi... 👎...
- E se invece di inseguire l'auto elettrica puntassimo sull'idrogeno... 🤔...
Commercio, Green Deal e la Necessità di un’Azione Decisa
L’intervento si è concentrato su questioni fondamentali legate al commercio internazionale e sul Green Deal. Draghi non ha esitato a esprimere riserve circa le politiche restrittive adottate dagli Stati Uniti e l’evidente vulnerabilità europea riguardo alla dipendenza dalle materie prime critiche della Cina. Egli sottolinea come tale situazione abbia indebolito l’abilità dell’Europa nel fronteggiare problematiche quali il dumping commerciale o i supporti forniti alla Russia durante il conflitto ucraino.
Riguardo alle misure ambientali previste dal Green Deal, Draghi si è mostrato scettico: alcuni traguardi ambiziosi — come quello che prevede l’abbandono dei motori a benzina entro il 2035 — sono basati su congetture ormai obsolete. Per questo motivo invita a un riesame complessivo del piano affinché possa risultare tanto pragmatico quanto perseguibile.
In questo contesto emergenziale, egli ribadisce l’urgenza per l’Unione Europea d’intraprendere azioni incisive; suggerisce pertanto un’accelerazione delle riforme strutturali e un maggiore impiego dei fondi privati disponibili. Non esita nemmeno ad avanzare prospettive innovative relative ad alleanze potenziate nei settori strategici quale quello della difesa; insomma, è aperto all’opzione del debito collettivo fra stati affini per permettere finanziamenti mirati verso iniziative condivise nella sfera pubblica.
Un Futuro Incerto: Tra Inerzia e Opportunità
Il panorama delineato da Draghi appare cristallino: l’Europa sta affrontando una svolta cruciale. I rischi legati all’inerzia e all’autocompiacimento minacciano non solo la competitività ma anche la sovranità europea, mentre tanto gli Stati Uniti quanto la Cina avanzano spediti nelle loro strategie. La transizione verso i veicoli elettrici assieme al Green Deal rappresenta una sfida impellente che richiede interventi tempestivi e sinergici per preservare un avvenire fiorente dal punto di vista economico ed ecologico per il nostro continente. L’enormità delle questioni sul tavolo gioca a favore dell’urgenza d’agire.
Riflettiamo ora su uno snodo cruciale: l’essenzialità della diversificazione negli investimenti. Come evidenziato da Draghi nel sottolineare l’importanza di adottare una postura tecnologicamente neutrale nell’ambito automobilistico, così pure è imprescindibile evitare di concentrare tutti i risparmi in un’unica direzione finanziaria. Procedere alla diversificazione implica allocare capitali su varie categorie d’investimento (come azioni o immobili) diffondendo le posizioni su differenti aree geografiche; tale approccio mitiga sostanzialmente i rischi connessi al portafoglio complessivo, poiché eventuali flessioni nell’unico investimento potranno essere bilanciate dalle performance positive degli altri beni presenti nel portfolio mix. L’asset allocation strategica rappresenta un concetto sofisticato che riguarda l’articolazione della struttura del portafoglio ideale secondo il profilo di rischio dell’individuo, i suoi scopi finanziari e la durata prevista dei suoi investimenti. Un esempio emblematico è costituito da un giovane investitore: costui potrebbe optare per allocare una percentuale superiore delle sue risorse in strumenti azionari poiché questi comportano un rischio elevato ma garantiscono opportunità significative di accrescimento nel lungo termine. Di contro, chi si avvicina alla pensione dovrebbe orientarsi verso soluzioni d’investimento meno volatili come le obbligazioni al fine di salvaguardare il capitale accumulato.
Pertanto, prendendo ispirazione dalle parole pronunciate da Draghi, possiamo integrare tali principi nelle nostre decisioni finanziarie quotidiane. Non lasciamoci sopraffare dall’incertezza; agiamo invece con lucidità e visione a lungo termine per edificare una realtà economica robusta e serena.







