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Il flop delle pensioni integrative tra i giovani lavoratori: le ragioni del fallimento

Nonostante gli incentivi fiscali, lo studio dell'Università La Sapienza e il report Ambrosetti rivelano perché i giovani lavoratori non investono nelle pensioni integrative.
  • 3% aumento degli iscritti ai fondi pensione nel 2023, in linea con le previsioni più ottimistiche.
  • 0,6% e 0,8% rispettivamente, i rendimenti negativi dei fondi negoziali e aperti nei primi tre mesi del 2024.
  • Il 74% degli intervistati prova emozioni negative riguardo alle pensioni future, secondo un sondaggio di Bva Doxa.

Le pensioni integrative non decollano in Italia, soprattutto tra i giovani lavoratori. Questo flop è confermato da numerosi studi e analisi di settore. Nonostante gli incentivi fiscali offerti dal governo, il problema principale non risiede negli sconti governativi, ma nella mancanza di disponibilità economiche. Il lavoro precario e mal pagato, in uno scenario di ritorno dell’inflazione, non aiutano. Se i giovani lavoratori non hanno abbastanza soldi a fine mese, poco resta da destinare alla previdenza complementare.

Le risorse per le pensioni integrative provengono in gran parte dal TFR (Trattamento di Fine Rapporto), ma per chi ha lavori precari e sottopagati, ha poco senso preoccuparsi del futuro quando il presente è già incerto. I giovani, per i quali il posto fisso non esiste più, preferiscono tenersi stretto il TFR e utilizzarlo come ammortizzatore sociale. Questo scenario evidenzia come le pensioni integrative restino al palo tra i giovani, mettendo in difficoltà l’industria dei fondi pensione.

Un recente studio dell’Università La Sapienza di Roma ha messo in discussione la convenienza delle pensioni integrative in Italia. Queste servono poco ai lavoratori che possono permettersele, risultando troppo care per chi ne ha realmente bisogno. Lo studio universitario fa eco all’ultimo report Ambrosetti, che sottolinea come non sia possibile sviluppare un mercato robusto di fondi pensione senza l’apporto dei giovani lavoratori. Questi ultimi scontano un grosso vincolo di liquidità e un elevato livello di incertezza nel futuro, determinato dalla precarietà del posto di lavoro, nonostante abbiano conseguito titoli di studio importanti.

La Convenienza delle Pensioni Integrative

Secondo il report de La Sapienza, le pensioni integrative servono poco anche a chi può permettersele. Per un lavoratore con un posto di lavoro sicuro e ben retribuito, la pensione dell’INPS sarà comunque adeguata e sufficiente per vivere, nonostante il sistema di calcolo contributivo. La Ragioneria dello Stato prevede che tra 45 anni l’importo netto della pensione di un ventenne di oggi sarà circa due terzi rispetto all’ultimo stipendio. Questo tasso di sostituzione non si discosta molto da quello liquidato dall’INPS con il sistema di calcolo misto delle rendite. La differenza principale è che la pensione verrà erogata più tardi rispetto a oggi.

I dati confermano questa tesi: gli iscritti ai fondi pensione nel 2023 sono aumentati del 3%, in linea con le previsioni più ottimistiche. Tuttavia, non si prevede un miglioramento significativo nel 2024, nonostante la buona impostazione dei mercati finanziari globali che fanno registrare rendimenti positivi per i fondi pensione. Secondo i dati della BFF, nei primi tre mesi dell’anno, i rendimenti dei fondi negoziali sono scesi dello 0,6%, mentre quelli degli aperti hanno perso lo 0,8%. Questo calo è stato causato dalla performance negativa delle linee azionarie, che hanno registrato un passivo di circa il 2%. I comparti monetari e obbligazionari hanno invece contenuto le perdite, chiudendo il mese con un segno positivo.

Il Contributo della Previdenza Complementare

Secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, l’apporto pieno e continuativo della previdenza complementare potrebbe far salire il tasso di sostituzione lordo del 7,7% nel 2030 e del 9,3% nel 2040 per i lavoratori privati, e del 7,7% e 10,2% rispettivamente per gli autonomi. Senza forme integrative, nel 2070 il tasso di sostituzione netto non supererebbe il 66,3% per i dipendenti del settore privato e il 67,7% per i lavoratori autonomi.

La mancanza di previdenza integrativa potrebbe portare a una riduzione significativa dei benefici pensionistici, soprattutto per chi ha iniziato la carriera dopo il 1995, con la pensione calcolata interamente con il metodo contributivo. Il tasso di sostituzione rappresenta il rapporto percentuale tra la prima annualità della pensione e l’ultimo reddito annuo precedente il pensionamento. Può essere calcolato al lordo o al netto della tassazione su pensione e retribuzione.

La simulazione della Ragioneria Generale dello Stato parte da un’ipotesi base, modulando i casi dei lavoratori assunti prima del 31 dicembre 1995, che rientrano nel regime misto, e quelli assunti dopo tale data, che rientrano nel regime contributivo. La simulazione tiene conto delle regole di pensionamento attualmente in vigore e delle previsioni sulla speranza di vita. Per i lavoratori autonomi, l’età di accesso al pensionamento è pari al requisito minimo di vecchiaia in tutti e tre i regimi.

La Necessità di una Rendita di Scorta

Una ricerca commissionata dalla piattaforma di investimenti Trade Republic e realizzata da due professori dell’Università La Sapienza di Roma ha rivelato che la maggior parte dei lavoratori italiani prova sentimenti negativi riguardo alle pensioni future. Molti non hanno piani di risparmio adeguati, e gli ETF (Exchange Traded Funds) potrebbero essere una soluzione efficace per integrare le pensioni.

Secondo il sondaggio condotto da Bva Doxa su 2.000 italiani, il 74% degli intervistati prova emozioni negative come preoccupazione, sconforto, tristezza e incertezza riguardo alla propria situazione finanziaria dopo il pensionamento. Il 65% delle persone interpellate è consapevole che la pensione pubblica da sola non permetterà di vivere dignitosamente dopo il pensionamento.

Le preoccupazioni sono giustificate soprattutto per chi ha iniziato la carriera dopo il 1995, con la pensione calcolata interamente con il metodo contributivo. Questo sistema si basa sulla quantità di contributi versati durante la vita lavorativa, non sulla media degli ultimi redditi. Più si versa, maggiore sarà la pensione. Tuttavia, chi ha versato pochi soldi all’INPS, ha redditi bassi o carriere discontinue, con lunghi periodi di disoccupazione, rischia di avere una pensione da fame.

Secondo lo studio di Raitano e Di Pietro, il 68% dei disoccupati e il 50% di chi guadagna meno di mille euro al mese non ha investimenti né aderisce alla previdenza integrativa. L’analisi suggerisce una strada alternativa ai fondi pensione: sottoscrivere un PAC (Piano di Accumulo Capitale) con ETF, fondi di investimento acquistabili in Borsa, che hanno basse commissioni e seguono l’andamento di un indice di riferimento, sia esso azionario, obbligazionario o di materie prime.

Bullet Executive Summary

In conclusione, il tema delle pensioni integrative è complesso e sfaccettato. La mancanza di disponibilità economiche tra i giovani lavoratori e la precarietà del lavoro rendono difficile l’adesione ai fondi pensione. Anche per chi può permetterselo, la pensione integrativa non sempre risulta conveniente. Tuttavia, la previdenza complementare può offrire un contributo significativo al tasso di sostituzione, migliorando la qualità della vita post-pensionamento. È fondamentale considerare alternative come i PAC con ETF per integrare la pensione pubblica e garantire una vecchiaia serena.

Una nozione base di economia correlata al tema è il concetto di tasso di sostituzione, che rappresenta il rapporto percentuale tra la prima annualità della pensione e l’ultimo reddito annuo precedente il pensionamento. Una nozione avanzata è il vincolo di liquidità, che si riferisce alla difficoltà di accedere a fondi o risorse finanziarie liquide, un problema particolarmente rilevante per i giovani lavoratori precari.

Riflettendo su questi aspetti, è chiaro che la pianificazione finanziaria a lungo termine è cruciale per garantire una pensione adeguata. Considerare tutte le opzioni disponibili e fare scelte informate può fare la differenza tra una vecchiaia serena e una caratterizzata da difficoltà economiche.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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