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- Produttività +15%: AI generativa nei paesi sviluppati.
- Dislocazione: AI potrebbe causare la dislocazione del 6-7% forza lavoro.
- Disoccupazione: Aumento di 0,5 punti percentuali inizialmente.
- Giovani a rischio: +3 punti percentuali disoccupazione (20-30 anni).
- Solo l'8% italiani crede impatto positivo AI lavoro.
L’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) sta generando un acceso dibattito sul suo impatto sul mondo del lavoro. Da un lato, si intravede la promessa di un’era di maggiore produttività ed efficienza; dall’altro, si teme una massiccia sostituzione di lavoratori da parte di algoritmi e robot. La realtà, come spesso accade, si colloca in una zona grigia, caratterizzata da sfumature e complessità.
L’impatto sulla produttività: un’analisi approfondita
Un recente studio di Goldman Sachs Research ha cercato di fare chiarezza, analizzando le potenziali conseguenze dell’AI sul mercato del lavoro. Il rapporto evidenzia come l’adozione diffusa dell’AI generativa potrebbe incrementare la produttività nei paesi sviluppati di circa il *15%. Un balzo notevole, paragonabile agli effetti della meccanizzazione industriale o dell’introduzione di internet.
Questo incremento di efficienza sta già spingendo molte aziende a rallentare le assunzioni in ruoli di supporto e back-office. Nei settori della finanza, della tecnologia e dell’amministrazione, l’intelligenza artificiale sta riducendo la necessità di forza lavoro per compiti ripetitivi e standardizzati, quali l’inserimento dati o il supporto clienti di base. Questo fenomeno, noto come “effetto sostituzione”, comporta l’automazione di alcune mansioni e una temporanea eccedenza di lavoratori.

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Disoccupazione: un aumento temporaneo
Secondo le stime di Goldman Sachs, la diffusione dell’AI potrebbe causare la dislocazione del 6-7% della forza lavoro. È però cruciale interpretare questi dati con attenzione: l’effettiva perdita di impieghi potrebbe manifestarsi inizialmente con un incremento del tasso di disoccupazione di appena 0,5 punti percentuali.
Questo fenomeno rientra nella categoria della “disoccupazione frizionale”, legata al tempo necessario affinché i lavoratori si riqualifichino e trovino nuove opportunità. Gli economisti Joseph Briggs e Sarah Dong, autori dello studio, mettono in evidenza come tali sconvolgimenti tecnologici tendano a risolversi nell’arco di circa due anni. Pertanto, l’impatto dell’AI sul mercato del lavoro sarà temporaneo, ma è fondamentale accompagnare i lavoratori in questa fase di transizione, evitando che si trasformi in un trauma sociale.
I giovani e i lavori a rischio: un’analisi settoriale
Il report evidenzia come i lavoratori tra i 20 e i 30 anni siano particolarmente esposti al rischio di disoccupazione, con un aumento del tasso di disoccupazione di circa 3 punti percentuali dall’inizio del 2025. Ciò deriva dal fatto che molte aziende tecnologiche hanno rallentato l’assunzione di figure junior, preferendo investire in soluzioni AI che minimizzano la richiesta di manodopera per compiti operativi.
In particolare, i ruoli ad alto rischio di automazione includono:
Programmatori e sviluppatori software junior
Addetti al customer service e call center
Lavori caratterizzati da ripetitività e compiti codificabili
Al contrario, i mestieri che richiedono decisioni critiche, interazioni fisiche complesse, creatività o empatia umana sono meno esposti. *Il discrimine non risiede nella distinzione tra “colletti blu” e “colletti bianchi”, bensì tra mansioni standardizzabili e quelle in cui la presenza umana è insostituibile.
Adattamento e resilienza: la chiave per il futuro
Nonostante l’enorme risonanza mediatica, l’AI è ancora lungi dall’essere universalmente diffusa. Inoltre, è essenziale ricordare che, pur con il progresso tecnologico, il lavoro non è mai svanito, ma si è piuttosto trasformato. Il messaggio cruciale non è la paura, ma la capacità di adattarsi.
Tuttavia, i lavoratori italiani sembrano essere tra i meno ottimisti sull’impatto positivo dell’AI sul lavoro. Secondo un sondaggio di ADP Research, solo l’8% dei lavoratori italiani ritiene che l’AI avrà un impatto positivo sulle proprie responsabilità lavorative nel prossimo anno, un dato inferiore alla media globale del 17%.
Questa percezione più neutra potrebbe essere dovuta a una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla sostituzione dei posti di lavoro. Infatti, l’8% dei lavoratori italiani teme che il proprio lavoro possa essere sostituito dall’AI, un dato leggermente inferiore alla media globale del 10%.
Verso un Futuro del Lavoro Trasformato: Navigare l’Incertezza con Consapevolezza
L’intelligenza artificiale rappresenta una sfida e un’opportunità per il mondo del lavoro. La chiave per affrontare questa trasformazione è l’adattamento, la riqualificazione e la capacità di cogliere le nuove opportunità che si presenteranno. Le aziende devono investire nella formazione dei propri dipendenti, aiutandoli ad acquisire le competenze necessarie per lavorare a fianco dell’AI. I lavoratori, a loro volta, devono essere proattivi nell’aggiornare le proprie competenze e nell’esplorare nuove possibilità di carriera. Solo in questo modo sarà possibile trasformare la sfida dell’AI in un’opportunità di crescita e prosperità per tutti.
Parliamoci chiaro, l’intelligenza artificiale sta cambiando le carte in tavola, e non possiamo far finta di niente. È come quando è arrivato internet: all’inizio c’era un po’ di paura, ma poi abbiamo capito che era uno strumento potentissimo. Ecco, l’AI è la stessa cosa. Dobbiamo imparare a usarla a nostro vantaggio, a capire come può aiutarci a fare meglio il nostro lavoro e a creare nuove opportunità.
Una nozione base di economia che si applica qui è il concetto di distruzione creatrice. L’innovazione tecnologica, come l’AI, spesso distrugge vecchi posti di lavoro, ma ne crea di nuovi. Il punto è essere pronti a questa transizione, a riqualificarsi e a reinventarsi.
Un concetto più avanzato è quello di capitale umano*. Investire nella propria formazione e nello sviluppo delle proprie competenze è fondamentale per rimanere competitivi nel mercato del lavoro. Più competenze hai, più sei in grado di adattarti ai cambiamenti e di cogliere le nuove opportunità che si presentano.
Quindi, invece di aver paura dell’AI, cerchiamo di capire come può aiutarci a migliorare la nostra vita lavorativa e a costruire un futuro più prospero. Riflettiamo su quali sono le nostre competenze, quali sono i settori in crescita e come possiamo prepararci al meglio per affrontare questa nuova era.
- Analisi di Goldman Sachs sull'impatto dell'AI sulla forza lavoro globale.
- Analisi di Goldman Sachs sull'impatto dell'AI sul mercato del lavoro.
- L'articolo di Goldman Sachs sulle proiezioni di incremento del PIL grazie all'AI.
- Approfondimento sull'impatto dell'AI sull'occupazione, a cura di Goldman Sachs Research.







