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- Vendite auto Ue: da 18 milioni nel 2019 a 15 milioni previsti.
- Costo Clio: aumento del 40% (2015-2030) per normative.
- 250 milioni veicoli obsoleti: sostituirli con nuove tecnologie.
Allerta congiunta è stata lanciata dai leader di Stellantis e Renault: John Elkann e Luca de Meo. In un’intervista riservata a loro dedicata si è messa in evidenza una questione rilevante riguardante il destino dell’industria automobilistica europea; infatti, essi sostengono che ci troviamo dinanzi al decisivo anno del 2025, richiedendo urgentemente uno stravolgimento delle attuali dinamiche affinché non si entri in una fase stagnante e irreversibile. I principali timori gravitano attorno alla contrazione che sta colpendo questo segmento commerciale nel nostro continente e alle normative restrittive che necessitano invece di essere riconsiderate mediante una visione industriale chiara ed equa.
Sottolineando ulteriormente le sue osservazioni, Elkann ha spiegato che da cinque anni a questa parte assistiamo a un’involuzione costante del panorama automotive europeo; infatti, è preoccupante notare come rimanga tuttora l’unico grande bacino mondiale incapace di raggiungere nuovamente le vette registrate prima della pandemia. Le proiezioni per il prossimo anno indicano che le vendite nel continente (che includono anche Regno Unito e Svizzera oltre ai 27 membri UE) si fermerebbero circa sui 15 milioni d’auto: numeri molto lontani dai 18 milioni registrati nel lontano 2019. Il presidente di Stellantis ha espresso inquietudine affermando chiaramente che, se tale tendenza dovesse perdurare, c’è il concreto rischio che entro dieci anni quelle cifre possano ridursi della metà. De Meo ha aggiunto che il livello attuale del mercato è un “disastro”, con implicazioni strategiche significative per gli Stati, considerando che il settore genera 400 miliardi di euro l’anno in entrate fiscali.

Le Sfide Normative e l’Accessibilità delle Auto
Uno dei più significativi impedimenti segnalati dai due dirigenti risiede nell’onnipresente regolamentazione, responsabile della creazione di automobili europee caratterizzate da elevata complessità, peso considerevole e costi elevati. De Meo ha messo in evidenza come norme europee concepite per veicoli premium siano imposte indistintamente alle utilitarie; tale situazione genera un’esorbitante ascesa nei costi produttivi. Si stima infatti che tra il 2015 e il 2030 vi sarà un incremento del costo della Clio pari al 40%, con ben il 92.5% dell’aumento direttamente riconducibile a restrizioni normative.
Il fulcro della critica risulta essere l’assenza di adattabilità nelle normative stesse; esse non considerano le variabili dimensioni ed essenze delle autovetture in questione. Applicare la medesima tassa su una citycar lunga 3.80 metri, identica a quella prevista per berline estese fino a 5.50 metri, riduce i profitti disponibili per i produttori stessi. Elkann assieme a De Meo affermano esplicitamente la loro adesione agli obiettivi ecologici desiderati; tuttavia esprimono disapprovazione rispetto ai metodi impiegati per raggiungere tali fini ambiziosi. In tal senso è intervenuto anche Elkann; secondo quanto riportato dal presidente Stellantis “la decarbonizzazione può accelerare rinnovando” efficacemente “il parco circolante” senza dover limitarsi all’adozione esclusiva d’una singola tecnologia predeterminata. Considerando la presenza di 250 milioni di veicoli obsoleti nelle strade, la loro sostituzione con soluzioni ibride, elettriche e sistemi termici innovativi si rivela una strategia decisamente più efficiente.
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Richiesta di una Nuova Governance e Politica Industriale
La necessità di una rinnovata gestione e di una strategia industriale è al centro del dibattito. Entrambi gli esponenti di spicco sollecitano un processo di semplificazione incisivo dell’architettura regolamentare a livello europeo. Allo stato attuale, ben cinque differenti direzioni generali della Commissione Europea si dedicano al settore automobilistico, frequentemente perseguendo approcci incoerenti tra loro.
De Meo ha aggiunto che tutti i paesi con un’industria automobilistica stanno proteggendo i propri mercati ad eccezione dell’Europa.
Partendo da queste premesse si richiede la definizione di una linea politica industriale a livello di continente, sviluppata in maniera collaborativa tra i soggetti che si occupano di regolamentazione, il mondo delle imprese e la comunità scientifica.
Tra le priorità, i manager indicano la revisione della direttiva 2035, che vieta la vendita di auto a combustione interna nuove, l’introduzione di un “guichet unique” per la regolazione industriale e la concessione di flessibilità per le citycar e i veicoli professionali. Elkann ha evidenziato che i Paesi più colpiti da questa crisi sono Francia, Italia e Spagna, i principali produttori e acquirenti di auto compatte. De Meo ha aggiunto che tutti i Paesi con un’industria automobilistica stanno proteggendo i propri mercati, ad eccezione dell’Europa. Da qui la richiesta di una politica industriale continentale, elaborata congiuntamente da regolatori, imprese e mondo scientifico.
Un Futuro Incerto ma Pieno di Opportunità
I due leader esprimono chiaramente il loro appello: non si tratta di richiedere sussidi; ciò di cui hanno realmente bisogno sono condizioni stabili e coerenti, favorevoli all’innovazione nella produzione di veicoli accessibili economicamente, competitivi nel mercato ed ecologicamente responsabili. Qualora l’Europa dovesse tardare nelle sue azioni immediate, il comparto automotive sarà costretto ad affrontare scelte industriali estremamente difficili nei prossimi tre anni. D’altro canto, qualora emergano scelte politiche forti ed efficaci, vi è comunque possibilità che i processi produttivi rimangano radicati nell’Europa occidentale.
In sostanza, quindi, ci troviamo in uno scenario dove risulta necessaria una reazione rapida affinché si scongiuri un declino permanente dell’industria automobilistica europea. È cruciale adottare una strategia normativa più semplice, affermare principi di neutralità tecnologica e implementare una pianificazione industriale sinergica; tutte queste misure rappresentano i pilastri fondamentali su cui costruire quel futuro sostenibile ed altamente competitivo tanto desiderato dal settore.
Riflettiamo brevemente su questa problematica: alcun fondamento della disciplina economica afferma che i fattori della domanda e offerta, sia essa italiana o estera, sono ritenuti essenziali al buon funzionamento del mercato stesso. In caso d’aumento smisurato dei prezzi legati alle nuove normative imposte sulle automobili da fabbricare, vedremmo diminuire inevitabilmente anche gli acquisti da parte degli utenti finali, alimentando così quella spirale negativa devastante per l’intero settore auto. Esploriamo a un livello più sofisticato la teoria dei giochi. In questo scenario complesso, ogni partecipante – siano essi governi, imprese o cittadini – è chiamato a compiere scelte strategiche che sono condizionate dai comportamenti altrui. Qualora l’Europa dovesse adottare normative eccessivamente severe, potrebbe verificarsi uno spostamento della produzione verso altre regioni da parte delle aziende, creando così un notevole svantaggio per il nostro continente.
Cosa possiamo intraprendere noi come consumatori e cittadini in questa situazione? È fondamentale che ci informiamo adeguatamente, ci impegniamo attivamente nel dibattito pubblico e sosteniamo misure politiche atte a raggiungere un giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed accessibilità economica*. Dobbiamo sempre tenere presente che il destino dell’industria automobilistica europea è fortemente interconnesso con le nostre decisioni personali e con la nostra determinazione nel far valere le nostre opinioni.