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- Dazi del 25%: Trump impone dazi su beni dall’India.
- Dazi del 50%: tassazione elevata dagli USA verso l'India.
- India perde sei jet contro il Pakistan senza perdite avversarie.
Il panorama delle relazioni internazionali è in continuo mutamento, spesso caratterizzato da alleanze strategiche che si formano e si dissolvono al ritmo degli interessi nazionali. Un esempio emblematico di questa dinamica è rappresentato dalla brusca interruzione del rapporto tra l’ex presidente americano Donald Trump e il primo ministro indiano Narendra Modi, un’intesa che sembrava destinata a durare nel tempo ma che si è sgretolata in un arco di tempo sorprendentemente breve.
Nel 2019, l’evento “Howdy Modi” in Texas aveva illuso molti, me compresa. L’accoglienza trionfale riservata a Modi, con Trump al suo fianco, aveva fatto pensare a una solida amicizia tra i due leader. L’anno successivo, la visita di Trump in India, con parate e discorsi celebrativi, aveva ulteriormente rafforzato questa impressione. Sembrava che entrambi avessero trovato un partner ideale: Trump per contenere l’influenza cinese, Modi per consolidare il ruolo dell’India come potenza globale. Ma le apparenze, come spesso accade, ingannano.
Il 30 luglio, Donald Trump ha comunicato l’imposizione di dazi del 25% su beni provenienti dall’India; solo poche ore dopo ha siglato un accordo commerciale vantaggioso per il Pakistan — un nemico storico della capitale indiana — segnalando in modo lampante che i rapporti amicabili erano giunti al termine. A poco a poco le tensioni hanno iniziato ad acuirsi fino ad esplodere con l’introduzione dei pesanti dazi del 50%, una tra le tassazioni più elevate mai attuate dagli Stati Uniti su scala internazionale. L’argomentazione ufficiale addotta da Trump rimanda alla presunta prossimità dell’India verso la Russia relativamente alle forniture petrolifere economiche provenienti da quel paese; tuttavia tale rationale solleva qualche dubbio poiché la Cina riceve quantitativi nettamente superiori della medesima risorsa energetica senza subire analoghi provvedimenti restrittivi. Inoltre, anche i prodotti russi sono soggetti a un’imposizione minore rispetto agli affari riguardanti New Delhi.
Sembra che in realtà ci siano fattori ulteriormente sottesi in questo frangente: credo sia evidente come Trump non abbia potuto esimersi dal serbare rancore per il diniego ricevuto dall’India riguardo alla sua offerta per intervenire nel controverso scambio diplomatico col Pakistan.
Sulla scia della convinzione di poter mediare una soluzione idonea alla crisi attuale e persino aspirare a ricevere il Nobel per la Pace, si è trovato a percepirsi trascurato dalla mancanza di apprezzamenti ufficiali. L’effetto dello stato d’animo del presidente Trump in tali circostanze non è mai positivo; quando viene lasciato nell’ombra rischia sempre una reazione avversa. Dentro il suo entourage erano presenti personaggi pronti ad approfittarsi della situazione critico-percepita nei confronti dell’India: vista come un’economia schiva e al contempo rivale in fatto d’immigrazione. Ulteriormente significativo è stato anche l’esito negativo subito dall’India nello scontro recente contro il Pakistan; infatti ha visto sei dei suoi jet distrutti senza subire perdite da parte avversaria – ciò ha alimentato interrogativi sulle potenzialità indiane riguardo alla sfida con Pechino – quest’ultima opportunità strategica era precedentemente assegnata agli indiani da Washington.
D’altro canto c’è da considerare se l’India possa pian piano diminuire i suoi rifornimenti petroliferi dalla Russia nel tentativo di soddisfare le richieste americane; tuttavia, le crepe nei legami diplomatici sembrano impossibili da sanare ormai completamente. Ciò potrebbe avere delle conseguenze tangibili sulla crescita economica del paese stesso nel futuro prossimo. Nonostante qualsiasi connessione personale possa esistere tra Trump e Modi, questa rottura illustra chiaramente come i legami nelle relazioni internazionali siano fondati piuttosto su [interessi] [convergenti]. Nel momento in cui si verificano divergenze di interesse, persino i legami amicali più robusti possono fratturarsi. È interessante considerare chi si adopererà per riempire il vuoto che l’India lascerà: sarà forse la Cina, oppure la Russia? O vedremo un’India sempre più solitaria e costretta a fronteggiare le sfide di un contesto mondiale che diventa via via meno accogliente?
Il “James Bond” indiano vola a Mosca mentre i dazi americani si impennano
In un contesto internazionale sempre più complesso, le mosse diplomatiche assumono un significato ancora più rilevante. Mentre la Casa Bianca sembra intenzionata a distanziarsi dall’India, il consigliere per la sicurezza nazionale indiano, Ajit Doval, soprannominato il “James Bond indiano” per il suo passato nell’intelligence, è volato a Mosca per incontrare funzionari russi, forse anche Vladimir Putin. Questa visita coincide con l’annuncio di Trump di un ulteriore aumento dei dazi sulle importazioni indiane, una misura punitiva per l’acquisto di petrolio russo da parte di New Delhi.
La visita di Doval, sebbene pianificata da tempo per discutere della cooperazione nel settore della difesa e della sicurezza, assume un significato particolare in questo momento di tensione tra Washington, Mosca e New Delhi. Doval, considerato il braccio destro di Modi, ha sempre mantenuto ottimi rapporti con le controparti occidentali, ma ora si trova in una posizione delicata. A fianco di Doval, nel cerchio magico di Modi, c’è il ministro degli Esteri S. Jaishankar, un diplomatico di carriera che ha cambiato la comunicazione di New Delhi, rendendola più esplicita nel difendere gli interessi nazionali. Jaishankar si recherà a Mosca tra due settimane per presiedere la riunione della commissione intergovernativa India-Russia per la cooperazione commerciale, economica, scientifica, tecnologica e culturale.
Negli anni recenti, il primo ministro indiano Modi ha intensificato i legami con gli Stati Uniti e altre potenze occidentali, anche in ottica anticinese, ma ha parallelamente preservato le sue relazioni stabili con la Russia, in particolare per l’approvvigionamento di armamenti e l’acquisto di petrolio a costi vantaggiosi. Dopo l’annuncio dei nuovi dazi, il portavoce del ministero degli Esteri indiano ha definito le azioni americane “ingiuste, ingiustificate e irragionevoli”, ribadendo l’intenzione dell’India di proteggere i propri interessi nazionali. Secondo alcuni analisti, parte del problema con Washington è emerso durante l’ultima crisi tra Pakistan e India, quando Trump si è intestato i negoziati, mettendo sullo stesso piano le istanze dei due paesi.
L’opinione prevalente in India è stata influenzata da eventi recenti, portando all’assunzione che gli Stati Uniti non siano un alleato affidabile, mostrando difficoltà nel mantenere rapporti strategici duraturi.
Harsh V. Pant, nella sua veste di vicepresidente presso l’Observer Research Foundation di New Delhi, evidenzia come la missione diplomatica di Doval a Mosca intenda ribadire la robustezza della collaborazione tra India e Russia, a dispetto delle problematiche derivanti dal conflitto ucraino. Come riportato dal quotidiano The Hindu, uno degli argomenti sul tavolo riguarda anche il completamento delle forniture degli S-400—sistemi missilistici ritenuti cruciali durante il periodo del conflitto tra India e Pakistan. Si profila inoltre l’opportunità per l’India di proporre alla Russia una riduzione ulteriore dei prezzi del petrolio in cambio dei compromessi politici necessari per New Delhi; questo accade mentre l’Unione Europea valuta nuove sanzioni secondarie nei confronti delle imprese indiane coinvolte nell’acquisto del greggio russo.L’escalation è solo agli albori.
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Quali implicazioni per l’economia globale?
L’emergere di tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina, così come il contestuale avvicinamento dell’India alla Russia, suscita importanti interrogativi sul nuovo panorama geopolitico ed economico globale. La mossa del Presidente Trump nel deliberare misure tariffarie punitive nei confronti del sottocontinente indiano, con radici tanto personali quanto strategiche, solleva timori circa le possibili conseguenze su scala internazionale per lo sviluppo della crescita economica. Considerando che l’India è annoverata tra le economie emergenti più vitali del pianeta, è probabile che essa possa trovarsi ad affrontare una significativa decelerazione economica con riflessi tangibili sui mercati globalizzati.
Inoltre, a seguito dell’allontanamento dall’ambito statunitense, si intravede anche il potenziale rafforzamento della preminenza cinese nel continente asiatico.
Parallelamente, a tale scenario non possiamo trascurare i benefici derivanti dalla Russia in virtù dei rapporti rinvigoriti con New Delhi:
la ricerca di nuove opportunità commerciali relative a petrolio e armi sembra promettente.
In ultima analisi, ciò rende evidente come questa crisi America-India debba essere un avvertimento per coloro che apprezzano un ordine internazionale incentrato sulla cooperazione e sul libero scambio.
L’analisi della politica estera rivela chiaramente che essa non può subire l’influenza di sentimenti rancorosi o considerazioni momentanee; è essenziale sviluppare una prospettiva strategica a lungo termine, che contempli i bisogni e le aspirazioni di ogni parte interessata.
Riflessioni conclusive: tra interessi nazionali e scenari futuri
La situazione analizzata offre una chiara opportunità di riflessione riguardante il principio del vantaggio comparato, essenziale nell’ambito economico contemporaneo. In termini pratici, ciascuna nazione dovrebbe puntare alla specializzazione nella produzione dei beni e servizi nei quali mostra una relativa superiorità produttiva rispetto agli altri paesi; successivamente è possibile procedere allo scambio commerciale reciproco. Considerando il caso specifico dell’India, la possibilità di acquisire petrolio russo a prezzo inferiore appare come un’efficace manifestazione del vantaggio comparato: tale scelta consente al paese asiatico non solo di ottimizzare le proprie risorse ma anche d’investirle successivamente in ambiti diversi dello sviluppo economico. D’altra parte però si presenta anche il rischio che questa stessa operazione vada a infrangersi contro interessi geopolitici consolidati da parte delle potenze mondiali come gli Stati Uniti; infatti questi ultimi potrebbero far ricorso ad azioni protettive per salvaguardare i loro interessi commerciali attraverso tariffe doganali o restrizioni simili. A questo punto entra in gioco la teoria dei giochi, uno strumento analitico volto a esplorare le dinamiche competitive tra attori diversificati sulla scena globale: gli Stati Uniti insieme all’India e alla Russia sono così immersi in uno scenario complesso dove ogni azione intrapresa può comportare conseguenze significative sugli equilibri internazionali.
L’imposizione dei dazi da parte di Trump nei confronti dell’India si configura come una strategia mirata a modificare le condotte commerciali di New Delhi, incentivandola a contenere gli approvvigionamenti energetici dalla Russia. Tuttavia, tale operazione rischia anche conseguenze inattese: potrebbe infatti favorire un riavvicinamento tra India e Russia oltre a compromettere la rilevanza statunitense nella regione asiatica.
Mi auguro che questa riflessione possa offrirti chiarimenti su quanto siano intricate le interrelazioni nel contesto delle relazioni internazionali e dell’economia globale. Non dimenticare: la complessità del mondo odierno richiede uno sguardo inquisitivo e un pensiero critico affinché possiamo navigare queste acque tumultuose ed assumere scelte più informate.
- Pagina Wikipedia sulle relazioni tra India e Stati Uniti, utile per il contesto storico.
- Sito dell'Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, utile per approfondimenti sui dazi.
- Sito ufficiale del Dipartimento di Stato USA, utile per politiche estere.
- Pagina Wikipedia sull'evento 'Howdy Modi', utile per il contesto iniziale.







