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- Produzione Stellantis crolla del 35,5% nel primo trimestre 2025.
- Melfi registra un calo produttivo dell'86% rispetto al periodo pre-Covid.
- Solo 30 Maserati MC20 prodotte a Modena nel trimestre.
Stellantis: Produzione ai Minimi Storici, un Ritorno al 1956
Il settore automobilistico italiano si trova di fronte a una sfida senza precedenti. Nei primi tre mesi del 2025, si è assistito a una contrazione notevole dell’output di Stellantis, con una diminuzione del 35,5%, un dato allarmante se paragonato allo stesso trimestre del 2024, già percepito come un periodo di difficoltà. Questo significa che tra auto e furgoni commerciali sono state prodotte solamente 109.900 unità. Un dato così basso non si registrava dal lontano 1956, un’epoca in cui l’industria automobilistica aveva tutt’altra fisionomia.
Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl, ha espresso forte preoccupazione, sottolineando come “tutti gli stabilimenti di auto e veicoli commerciali sono in rosso e i dazi aggraveranno ulteriormente la situazione”. Il report trimestrale del sindacato dipinge un quadro allarmante dello stallo produttivo negli stabilimenti italiani del gruppo. Le auto prodotte tra gennaio e marzo ammontano a 60.533, con una diminuzione del 42,5%, mentre i veicoli commerciali si fermano a 49.367, registrando un calo del 24,2%.
L’impianto di Melfi è quello che ha subito il rallentamento più significativo, con una flessione del 64,6% rispetto all’anno precedente. Fa eccezione, in negativo, il dato di Modena, dove sono state prodotte solamente 30 Maserati, segnando un crollo del 71%. Durante la sua audizione alla Camera, il presidente John Elkann aveva anticipato un 2025 “un altro anno difficile”, prevedendo un aumento della produzione solo a partire dal 2026 grazie al lancio di nuovi modelli. Tuttavia, aveva anche sottolineato come i livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi.
Analisi Dettagliata della Crisi Produttiva
Il quadro delineato dai dati di produzione Stellantis nel primo trimestre del 2025 evidenzia una crisi profonda e diffusa. Analizzando i singoli stabilimenti, emerge una situazione critica in diverse aree del paese. A Melfi, ad esempio, la produzione è crollata a sole 8.890 unità, un dato che, se confrontato con il periodo pre-Covid (primo trimestre 2019), rivela una perdita impressionante di 58.029 auto, pari all’86%. Nonostante l’avvio della produzione della DS8, i numeri restano allarmanti, con un utilizzo massiccio del Contratto di solidarietà per gestire gli stop produttivi.
Anche Mirafiori, storico stabilimento torinese, non se la passa meglio. Nel primo trimestre del 2025, sono state prodotte 9.860 auto, un calo del 22,2% rispetto al 2023. La produzione è quasi interamente concentrata sulla 500 elettrica, mentre le Maserati sono ridotte a sole 70 unità, un numero irrisorio rispetto alle 10.000 prodotte negli anni d’oro. Il ritardo nel lancio della 500 ibrida, previsto per novembre 2025, e lo spostamento del nuovo modello Quattroporte full-electric al 2028 non fanno che alimentare le preoccupazioni sul futuro dello stabilimento.
La situazione di Maserati merita un’analisi a parte. Con sole 1.000 auto prodotte in tre mesi, il marchio del Tridente sembra avviarsi verso un declino inesorabile. Nello stabilimento di Modena, sono state prodotte solo 30 MC20, mentre a Mirafiori si contano 70 vetture tra Gran Cabrio e Gran Turismo e a Cassino 930 unità del modello Grecale. Questi numeri impallidiscono se confrontati con i dati di pochi anni fa: nel primo trimestre del 2017, solo a Mirafiori furono prodotte oltre 15.000 automobili.

Le Reazioni e le Prospettive Future
Di fronte a questa situazione critica, le reazioni non si sono fatte attendere. La Uilm ha espresso forte preoccupazione per il futuro di Maserati, accusando Stellantis di aver “deciso la morte” del marchio. Il segretario generale Rocco Palombella ha sollecitato il presidente John Elkann a intervenire, proponendo due possibili soluzioni: investimenti immediati e produzione di nuovi modelli, oppure la nascita del Polo del Lusso con Ferrari. Palombella ha sottolineato come i dazi e la transizione energetica non siano la causa principale di questa crisi, ma piuttosto scelte strategiche errate prese in passato.
La Fim-Cisl ha ricordato come Stellantis abbia annunciato a fine anno il “progetto alta gamma” con il coinvolgimento della Motor Valley, ma ha sottolineato la necessità di chiarire i dettagli e di garantire che questo progetto abbia riscontri concreti sulle future produzioni Maserati in tutti gli stabilimenti coinvolti. Intanto, la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) è in corso, con la richiesta di un adeguamento salariale medio dell’8,8% della paga base. La Fim Cisl ha invitato l’azienda ad assumere una posizione costruttiva, evitando di seguire le posizioni di rottura espresse nel rinnovo contrattuale di Federmeccanica-Assistal.
Il futuro di Stellantis in Italia appare incerto. La crisi produttiva, le difficoltà di Maserati e le tensioni sindacali rappresentano sfide complesse che richiedono risposte rapide e concrete. La capacità del gruppo di rilanciare la produzione, di investire in nuovi modelli e di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro sarà determinante per il futuro dell’industria automobilistica italiana.
Riflessioni sul Declino e le Strategie di Rilancio
La situazione di Stellantis in Italia solleva interrogativi profondi sulla strategia industriale del gruppo e sul futuro del settore automobilistico nel nostro paese. Il declino della produzione, in particolare per marchi storici come Maserati, non è solo un problema aziendale, ma una questione di interesse nazionale. La perdita di know-how, la riduzione dei posti di lavoro e l’erosione del tessuto industriale rappresentano un danno significativo per l’economia italiana.
È fondamentale che Stellantis definisca una strategia chiara e credibile per il rilancio della produzione in Italia, investendo in nuovi modelli, innovando i processi produttivi e valorizzando le competenze dei lavoratori italiani. Allo stesso tempo, è necessario un impegno da parte del governo per creare un ambiente favorevole agli investimenti, riducendo la burocrazia, incentivando la ricerca e lo sviluppo e sostenendo la transizione verso una mobilità più sostenibile.
La crisi di Stellantis ci ricorda l’importanza di diversificare gli investimenti e di non dipendere eccessivamente da un singolo settore o da una singola azienda. Un’economia resiliente è un’economia che sa adattarsi ai cambiamenti, che investe in nuove tecnologie e che valorizza il capitale umano. Solo così potremo affrontare le sfide del futuro e garantire un futuro prospero per il nostro paese.
Amici, di fronte a notizie come questa, è facile sentirsi disorientati. Ma ricordiamoci che l’economia è fatta di cicli, di alti e bassi. Un concetto base che ci può aiutare è la diversificazione del rischio. Non mettiamo tutte le uova nello stesso paniere! Investire in settori diversi, o anche in diverse aziende dello stesso settore, può aiutarci a proteggere i nostri risparmi.
E per chi vuole approfondire, un concetto più avanzato è quello dell’analisi fondamentale. Studiare i bilanci delle aziende, capire i loro punti di forza e di debolezza, ci permette di fare scelte di investimento più consapevoli. Non lasciamoci guidare solo dalle emozioni, ma cerchiamo di capire cosa c’è dietro i numeri. E soprattutto, impariamo a ragionare con la nostra testa, senza farci influenzare dalle mode del momento.
Riflettiamo: cosa possiamo imparare da questa situazione per migliorare la nostra situazione finanziaria? Come possiamo proteggere i nostri risparmi e investimenti in un contesto economico incerto?