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- Esteso il ravvedimento speciale anche al biennio 2025-2026.
- Adesione limitata al concordato: solo 584.000 partite Iva aderenti.
- Flat tax non applicabile se la differenza supera gli 85.000 euro.
La commissione Finanze della Camera ha fornito un parere positivo, seppur con alcune raccomandazioni, sul decreto legislativo che apporta correzioni al concordato preventivo biennale. Questa mossa potrebbe rappresentare una svolta significativa nel rapporto tra le partite Iva italiane e l’amministrazione fiscale. La richiesta principale riguarda l’estensione del “ravvedimento speciale” anche ai soggetti che aderiranno al concordato per il biennio 2025-2026.
Estensione del Ravvedimento Speciale: Una Nuova Opportunità?
La possibilità di estendere il ravvedimento speciale si profila come un’occasione notevole per i contribuenti. Inizialmente, tale beneficio era destinato esclusivamente a coloro che avevano aderito al concordato per il periodo 2024-2025. Il ravvedimento consente di sanare le posizioni fiscali relative alle annualità dal 2018 al 2022, tramite il versamento di un’imposta sostitutiva con aliquote variabili in funzione del punteggio Isa. Le aliquote variano tra il 10% e il 15% per l’Irpef e il 3,9% per l’Irap, applicate su una base imponibile aumentata di una quota fissa, anch’essa modulata in base al punteggio Isa.
L’estensione proposta includerebbe anche l’anno 2023, prima escluso in quanto era ancora possibile presentare la dichiarazione per quell’annualità. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere lo strumento più allettante, in considerazione del successo limitato riscontrato nella precedente edizione, che ha visto l’adesione di sole 584.000 partite Iva su un bacino potenziale di 2,6 milioni di autonomi soggetti agli Indici di affidabilità fiscale e 1,7 milioni di forfettari che applicano la flat tax.

- Finalmente un'opportunità per regolarizzare... 👍...
- Ravvedimento speciale: un'amnistia mascherata...? 🤨...
- Concordato biennale: davvero la soluzione per...? 🤔...
Le Modifiche al Concordato e la Flat Tax
Il decreto in esame prevede anche altre modifiche significative. Una di queste riguarda l’omesso versamento, che non dovrebbe comportare la decadenza dal concordato se il contribuente regolarizza la propria posizione entro 60 giorni dalla ricezione dell’avviso bonario. Inoltre, il decreto pone un limite all’applicabilità della flat tax sostitutiva sulla differenza tra il reddito dichiarato l’anno precedente e quello concordato con il fisco.
Nello specifico, non sarà possibile optare per la flat tax (dal 10% al 15%) se la differenza supera gli 85.000 euro. In tal caso, si applicheranno le normali aliquote Irpef del 43% e Ires del 24%. Questa novità potrebbe avere effetti positivi sul gettito, anche se la relazione tecnica non stima un maggior introito in via prudenziale.
Le Criticità e le Prospettive Future
Nonostante le modifiche proposte, permangono delle criticità. Il flop della precedente tornata del concordato preventivo biennale solleva interrogativi sull’efficacia dello strumento. Molti contribuenti potrebbero essere consapevoli del rischio limitato di controlli, data l’insufficienza di risorse umane e materiali delle Entrate. L’abrogazione del concordato per i forfettari, prevista dal decreto, potrebbe ulteriormente indebolire l’attrattiva dello strumento.
Tuttavia, la commissione Finanze della Camera sembra determinata a rendere il concordato più appetibile, proponendo modifiche che vanno nella direzione di una maggiore flessibilità e di una riduzione degli oneri per i contribuenti. Sarà ora compito del governo valutare se accogliere le richieste del Parlamento e implementare le modifiche necessarie per rilanciare lo strumento.
Concordato Biennale: Un’Opportunità per la Crescita o un Rischio per le Finanze Pubbliche?
La questione del concordato biennale e del ravvedimento speciale solleva interrogativi importanti sull’equilibrio tra la necessità di incentivare la compliance fiscale e il rischio di compromettere le entrate pubbliche. L’estensione del ravvedimento speciale potrebbe rappresentare un’opportunità per molti contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il fisco a condizioni più favorevoli, ma potrebbe anche incentivare comportamenti opportunistici e ridurre il gettito fiscale complessivo.
È fondamentale valutare attentamente gli effetti di queste misure, monitorando attentamente l’adesione al concordato e l’impatto sulle entrate pubbliche. Solo così sarà possibile capire se il concordato biennale rappresenta un’opportunità per la crescita economica e la semplificazione del sistema fiscale, o un rischio per la sostenibilità delle finanze pubbliche.
Un concetto base di economia e finanza applicabile a questo tema è quello del trade-off. In questo caso, si tratta di bilanciare l’incentivo alla compliance fiscale con la necessità di garantire entrate sufficienti per finanziare i servizi pubblici. Una nozione più avanzata è quella dell’elasticità dell’offerta di lavoro. Se i contribuenti percepiscono che il carico fiscale è troppo elevato, potrebbero ridurre la loro offerta di lavoro, con conseguenze negative per la crescita economica.
Riflettiamo: queste misure fiscali sono davvero un incentivo alla regolarizzazione o un’amnistia mascherata che premia chi ha evaso in passato? E come possiamo garantire che il sistema fiscale sia equo e sostenibile per tutti, senza penalizzare chi ha sempre rispettato le regole?
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in aggiunta, il provvedimento introduce una soglia massima per l’applicazione dell’imposta sostitutiva agevolata sulla differenza tra il reddito precedentemente dichiarato e quello concordato con l’amministrazione finanziaria.
in questa evenienza, verranno applicate le consuete aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) pari al 43% e dell’imposta sul reddito delle società (Ires) pari al 24%.