Mercati emergenti: è davvero finita la festa?

I mercati emergenti, dopo un periodo di relativa sovraperformance rispetto all’indice S&P 500, mostrano segnali contrastanti che meritano un’analisi approfondita. Da un lato, l’open interest delle opzioni put rispetto alle opzioni call sull’iShares MSCI Emerging Markets ETF suggerisce un aumento delle posizioni ribassiste, indicando che i trader prevedono un calo delle azioni dei Paesi in via di sviluppo. Questo potrebbe essere interpretato come un segnale di fine della “festa” per questi mercati. Dall’altro, diversi esperti sottolineano come i mercati emergenti rappresentino una valida alternativa agli asset statunitensi, soprattutto in un contesto di iper-esposizione degli investitori verso equity e bond statunitensi.

Fattori che influenzano le prospettive dei mercati emergenti

Numerosi elementi influenzano questo stato di incertezza. Primariamente, il corso delle trattative commerciali tra gli Stati Uniti e il gigante asiatico della Cina potrebbe esercitare una notevole influenza. Un’intesa robusta fra Washington e Pechino potrebbe determinare un’impennata dell’S&P 500, limitando così l’appeal relativo degli investimenti nei mercati emergenti. Tuttavia, si deve tenere conto che i risultati derivanti da tali negoziati possono divergere ampiamente per ciascuno dei ventiquattro paesi compresi nell’indice MSCI EM: alcuni ne trarranno beneficio mentre altri rischiano perdite significative. Inoltre, l’anticipazione di una possibile riduzione dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve assieme alla normativa fiscale americana che avvantaggia i profitti aziendali appare come un altro elemento capace di consolidare ulteriormente il mercato azionario americano. Ciononostante, non va trascurata la forza persistente delle valute nei mercati emergenti favorita dalla debolezza del dollaro USA; le aziende operanti in quei contesti hanno spesso spese espresse in dollari americani per cui una valuta americana depotenziata ha il potenziale di diminuire tale onere finanziario.

Opportunità e rischi nei mercati emergenti

Malgrado l’incertezza predominante nei contesti globali attuali, gli investitori possono trovare nei mercati emergenti molteplici possibilità proficue. A tal riguardo, Kristin Ceva – la responsabile delle Strategie per i Mercati Emergenti presso Payden & Rygel – evidenzia come il debito proveniente da queste economie possa configurarsi quale opzione vantaggiosa grazie a rendimenti oscillanti tra il 7% e l’8%. Si osserva che i fondi concentratisi su aziende nell’ambito degli EM garantiscono un’ampia esposizione a oltre cinquanta nazioni, nonché a ottocento diversi emittenti operanti nei settori più eterogenei. Peraltro, vi è la capacità da parte dei fondi dedicati al debito locale degli Stati emergenti di generare carry allettanti attraverso circa trenta diverse nazioni insieme alle rispettive valute locali. Significativamente, i mercati orientali contribuiscono sempre più alla creazione della ricchezza mondiale e ospitano alcune delle popolazioni terrestri maggiormente numerose; ciò nonostante, presentano tassi di crescita ben superiori agli standard delle nazioni già sviluppate. È cruciale, tuttavia, intraprendere strategie d’investimento caratterizzate da una meticolosa selezione preoperativa: questo implica uno studio approfondito sulle variabili sia economiche che politiche relative ai singoli Stati target.

Mercati emergenti: tra resilienza e nuove opportunità

I mercati emergenti dimostrano una sorprendente capacità di adattamento e recupero grazie ai progressi nelle bilance dei pagamenti e alla diversificazione delle relazioni economiche internazionali. Questa dinamica contribuisce a ridurre la loro vulnerabilità nei confronti del capitale estero, rendendoli maggiormente immuni agli sbalzi nei flussi monetari globali. Non da meno è il fattore dell’apprezzamento delle valute localmente sostenibili rispetto al dollaro statunitense, che costituisce un’allettante opportunità per gli investitori in un periodo storico caratterizzato da difficoltà nel mondo avanzato. Sul piano geografico risaltano aree come Brasile, Messico, Perù, Indonesia e diversi paesi europei, tra cui Ungheria e Repubblica Ceca. Turchia, Sudafrica ed Egitto stanno presentando opportunità nel campo degli investimenti obbligazionari locali. Riguardo ai titoli sovrani dall’Argentina all’Uzbekistan passando per Paraguay, Costa Rica, Guatemala, Sri Lanka, finendo con Ghana, Zambia, Marocco, oltre ad Albania fanno parte della rosa di realtà che potrebbero attirare l’attenzione degli operatori. Un discorso analogo vale anche per le aziende presenti sul territorio: è possibile rintracciare promettenti occasioni d’investimento distribuite su vari settori industrializzati.

Oltre gli Stati Uniti: un cambio di paradigma?

L’evoluzione storica dimostra chiaramente che la sovraperformance degli Stati Uniti nei confronti dei mercati emergenti non costituisce una verità universale e immutabile. Tra il 2001 e il 2010 si osservò un periodo in cui erano proprio questi ultimi a eccellere nel panorama finanziario globale, mentre Wall Street mostrava segni di difficoltà. Attualmente potrebbe delinearsi uno scenario analogo: l’attenzione è concentrata prevalentemente sugli Stati Uniti, con il rischio di ignorare regioni dotate di notevole potenziale futuro. La tendenza attuale del dollaro verso i massimi storici fa presagire un’imminente fase di deprezzamento, circostanza dalla quale potrebbero trarre vantaggio gli investimenti non denominati nella valuta americana, come appunto quelli nei mercati emergenti. Inoltre, le incertezze legate alle politiche commerciali a livello globale possono generare occasioni nuove per esplorare settori ancora considerati marginali o insufficientemente valorizzati.

Conclusione: Navigare le acque incerte dei mercati emergenti con prudenza e lungimiranza

I mercati emergenti si presentano come entità dalle molteplici sfaccettature, segnate tanto da occasioni quanto da pericoli. Per affrontare efficacemente tali contesti incerti risulta fondamentale adottare una strategia prudente, con uno sguardo orientato al futuro e una scrupolosa analisi delle condizioni sia economiche sia politiche in ogni singolo Stato.

Diversificare il portafoglio, fondamento primario della disciplina finanziaria attinente a questa discussione, suggerisce che evitare l’accumulo degli investimenti all’interno della medesima regione geografica o categoria d’asset possa contribuire a contenere i rischi totali, mentre si ampliano le possibilità lucrative.
A livello superiore dell’analisi emerge poi il concetto noto come “rischio paese”, includendo così lo studio minuzioso dei parametri politici ed economici che potrebbero impattare sull’obbligo nazionale nel far fronte ai propri debiti oppure nel garantire ritorni soddisfacenti agli investitori.
È opportuno anche considerare in quale misura i principi personali combinati alla propensione verso il rischio possano modellarti nelle scelte d’investimento. Tendi ad abbracciare un profilo azzardoso sperando in guadagni maggiori oppure opti piuttosto per strategie conservative? Considera come i mercati emergenti si adattano alla tua strategia di investimento complessiva.