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- Domanda record di 218 miliardi di euro per i nuovi BTP.
- Investitori esteri sottoscrivono il 77,5% del BTP a 7 anni.
- Il 41,6% del BTP a 7 anni sottoscritto da fund manager.
Un segnale di fiducia?
Il 2 settembre 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha immesso sul mercato due nuove serie di Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), riscontrando un’impressionante adesione da parte degli investitori. L’emissione, articolata in un BTP a 7 anni con scadenza 15 novembre 2032 e un BTP a 30 anni con scadenza 1 ottobre 2055, ha generato un totale di 218 miliardi di euro di domande, a fronte di un’offerta di 18 miliardi. Tale esito si classifica come il secondo migliore di sempre per il Tesoro italiano, superato solamente dall’asta di inizio gennaio, che aveva registrato richieste per 270 miliardi.
Nello specifico, il BTP a 7 anni ha attratto una domanda superiore ai 110 miliardi di euro per un’emissione di 13 miliardi, con un rendimento di collocamento del 3,33%, 8 punti base in più rispetto al BTP a 7 anni con scadenza luglio 2032. Il nuovo BTP a 30 anni, invece, ha raccolto richieste per oltre 108 miliardi a fronte di un’offerta di 5 miliardi, con un rendimento di collocamento del 4,73%, 6 punti base al di sopra del BTP a 30 anni con scadenza ottobre 2054.
Analisi della composizione degli investitori
Un aspetto particolarmente interessante di questa emissione è la composizione degli investitori. Come reso noto dal MEF, all’assegnazione del BTP a 7 anni hanno partecipato più di 300 investitori, mentre al BTP a 30 anni hanno preso parte poco meno di 400 investitori. I fund manager hanno sottoscritto il 41,6% dell’emissione del BTP a 7 anni e il 37,7% del BTP a 30 anni, mentre alle banche è stato allocato il 30,4% del titolo settennale e il 19,9% del titolo trentennale.
Gli investitori con un orizzonte di lungo periodo, come fondi pensione, assicurazioni, banche centrali e istituzioni governative, hanno sottoscritto una quota significativa delle emissioni, pari al 24,6% per il BTP a 7 anni e al 38,1% per il BTP a 30 anni. Gli hedge fund, invece, hanno sottoscritto una quota più contenuta, pari al 2,7% per il titolo a 7 anni e al 3,9% per il titolo a 30 anni.

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Il ruolo degli investitori esteri
Un altro dato rilevante è la forte partecipazione degli investitori esteri, che hanno sottoscritto il 77,5% del BTP a 7 anni e il 75,5% del BTP a 30 anni. Tra gli acquirenti internazionali, la porzione più cospicua è stata acquisita da operatori europei, in particolare dal Regno Unito (26,2% del BTP a 7 anni e 26,1% del BTP a 30 anni), dai Paesi Scandinavi (10,8% e 13,4% rispettivamente), dalla Germania, Austria e Svizzera (8,9% e 8,3%), dalla Penisola Iberica (7,5% e 6,5%) e dalla Francia (5,8% e 3,7%). Significativa è stata anche la porzione di titoli collocata in Medio Oriente, attestatasi all’11,4% per i BTP a 7 anni e all’8% per quelli a 30 anni. Gli investitori nordamericani hanno sottoscritto l’1,6% del titolo a 7 anni e il 2,4% di quello a più lunga scadenza.
Questo elevato interesse da parte degli investitori esteri sottolinea la fiducia che i mercati internazionali ripongono nell’Italia e nella sua capacità di gestire il debito pubblico.
Riflessioni sul mercato obbligazionario e implicazioni per il futuro
L’eccezionale domanda per i BTP italiani riflette una combinazione di fattori. In primo luogo, i tassi di interesse offerti dai BTP, seppur in leggero rialzo, rimangono attraenti in un contesto di tassi ancora relativamente bassi a livello globale. In secondo luogo, la percezione di un rischio paese Italia in miglioramento, grazie alle riforme strutturali implementate dal governo e alla solidità del sistema bancario, contribuisce a rafforzare la fiducia degli investitori.
Tuttavia, è importante monitorare attentamente l’evoluzione dei tassi di interesse e dello spread BTP-Bund, che rimane un indicatore chiave della stabilità finanziaria del paese. Un aumento eccessivo dello spread potrebbe comportare un aumento dei costi di finanziamento per l’Italia e mettere a rischio la sostenibilità del debito pubblico.
Navigare le acque del debito sovrano: una bussola per il risparmiatore
L’emissione di BTP e la loro accoglienza sul mercato ci offrono uno spunto per riflettere su un concetto fondamentale: il debito sovrano. In termini semplici, è il debito contratto da uno Stato per finanziare le proprie attività. Quando uno Stato emette titoli di Stato come i BTP, sta chiedendo in prestito denaro agli investitori, promettendo di restituirlo con gli interessi.
Una nozione base di economia e finanza che possiamo ricavare da questa notizia è l’importanza della diversificazione del portafoglio. Non concentrare tutti i propri risparmi in un unico tipo di investimento, ma distribuirli tra diverse attività (azioni, obbligazioni, immobili, ecc.) può aiutare a ridurre il rischio complessivo.
Un concetto più avanzato è quello del rischio paese. Questo indica la probabilità che uno Stato non sia in grado di ripagare il proprio debito. Un rischio paese elevato si traduce in tassi di interesse più alti per i titoli di Stato, poiché gli investitori richiedono un premio maggiore per compensare il rischio aggiuntivo.
In conclusione, l’interesse mostrato verso i BTP è un segnale positivo, ma non dobbiamo dimenticare che la gestione del debito pubblico è una sfida complessa che richiede attenzione e responsabilità. Come risparmiatori, è fondamentale essere informati e consapevoli dei rischi e delle opportunità che il mercato obbligazionario offre, per prendere decisioni di investimento oculate e consapevoli.







