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- Obiettivo emissioni zero entro il 2035: fine motori a combustione.
- "E-Car": categoria auto compatte con possibili sgravi fiscali.
- ACEA ora favorevole al Green Deal dopo opposizione iniziale.
Un altro summit è in programma entro fine anno, a testimonianza della volontà di affrontare prontamente le questioni del settore.
Uno dei nodi cruciali è l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2035, che di fatto decreterebbe la fine dei motori a combustione interna. I costruttori hanno sollevato forti perplessità sulla sua realizzabilità nelle attuali condizioni. La Commissione ha annunciato l’anticipazione a fine anno della revisione delle normative del Green Deal, inizialmente prevista per il 2026, mostrando una certa sensibilità verso le preoccupazioni del comparto.
Focus sulle “E-Car”: una nuova categoria per le auto compatte
Un’idea che sta guadagnando terreno è la creazione di una specifica categoria normativa per le auto di piccole dimensioni ed economiche, denominate “E-Car”. Questi veicoli potrebbero beneficiare di sgravi fiscali e altri incentivi, diventando più accessibili al pubblico. L’obiettivo è incentivare la produzione di modelli compatti, ideali per la mobilità urbana e in grado di competere con i prodotti cinesi. Questa proposta, lanciata da Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, ha ricevuto un’accoglienza positiva da molti costruttori europei, inclusi Stellantis e Renault.
L’idea di trarre ispirazione dalle *kei car giapponesi, vetture minute, agili e dai costi contenuti, è particolarmente allettante. Questi modelli, molto diffusi in Giappone, potrebbero rappresentare una soluzione ideale per i centri urbani europei, sempre più congestionati. Tuttavia, come evidenziato da Luca de Meo, ex CEO di Renault, è indispensabile rivedere le normative di omologazione per adattarle alle peculiarità di questi veicoli, senza comprometterne la sicurezza. De Meo ha sottolineato come sia più agevole per un’auto di lusso ottenere il massimo punteggio nei test di sicurezza rispetto a un’auto compatta, a causa delle differenze di dimensioni e proporzioni.
Se si riuscisse a formulare una normativa adeguata, le “kei car europee” potrebbero riscuotere un notevole successo, permettendo ai produttori europei di rilanciare la produzione e tutelare i posti di lavoro. Queste auto, pur essendo di dimensioni ridotte (in Giappone non superano i 3,4 metri di lunghezza), sono vere e proprie automobili, e non semplici quadricicli.
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L’industria automobilistica europea cambia rotta: un’alleanza con il Green Deal
Un evento significativo è stato il cambio di posizione dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili, che in passato si era opposta alle normative ambientali più stringenti. Oggi, l’Acea si schiera apertamente a favore del Green Deal, riconoscendo la necessità di una transizione verso la mobilità a emissioni zero. Ola Källenius, CEO di Mercedes-Benz e presidente dell’Acea, ha dichiarato che il successo della mobilità a emissioni zero è nell’interesse di tutti i produttori europei. Questa inversione di rotta è dettata da una presa di coscienza della realtà: l’industria automobilistica europea, stretta tra la concorrenza cinese e le normative Ue, ha capito che opporsi alla decarbonizzazione è controproducente.
L’Acea chiede ora “azioni coraggiose e rapide” per affrontare le sfide del settore, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, la riduzione dei costi dell’energia e l’introduzione di incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Un punto critico riguarda i veicoli pesanti, dove la transizione all’elettrico è ancora molto indietro. L’Acea sollecita una revisione degli standard di CO2 per i veicoli pesanti, chiedendo interventi immediati per non compromettere gli obiettivi di neutralità climatica.
L’industria automobilistica europea chiede all’Europa di “mantenere le promesse” su decarbonizzazione, competitività e resilienza delle filiere, sottolineando la necessità di un sostegno concreto per affrontare la concorrenza cinese e rendere le auto elettriche accessibili a tutti i consumatori. L’Acea propone anche un protocollo d’intesa per un’impresa comune di ricerca e innovazione, con l’obiettivo di coinvolgere le aziende fin dalle prime fasi dello sviluppo tecnologico.

Quali prospettive per il futuro dell’industria italiana?
Il panorama politico italiano si interroga sul futuro dell’industria automobilistica nazionale. Durante un recente incontro alla festa dell’Unità di Reggio Emilia, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha espresso forti critiche nei confronti delle politiche europee in materia di automotive, accusando la Commissione Ue di aver “fatto di tutto per distruggere l’industria europea dell’auto”. Orsini ha puntato il dito contro il Green Deal, auspicando un cambio di rotta da parte dell’Unione Europea.
Nonostante le critiche all’Ue, Orsini ha elogiato l’operato del governo italiano, in particolare per quanto riguarda la Zes (zona economica speciale) del sud. Ha inoltre sottolineato l’importanza di mettere le imprese al centro della prossima manovra finanziaria. Sul tema dell’energia, Orsini ha rilanciato la proposta del nucleare, sostenendo l’installazione di micro-reattori nei distretti industriali. Sul fronte dei dazi, Orsini ha espresso preoccupazione, ma ha sottolineato come il cambio euro-dollaro rappresenti un problema ancora più grande per la competitività delle imprese italiane.
Le posizioni di Orsini hanno suscitato un dibattito con il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, che ha accusato il governo di aver tagliato del 75% il fondo per l’auto proprio nel momento di massima crisi del settore. Misiani ha inoltre sottolineato la necessità di condizionare gli aiuti alle imprese a obiettivi sociali e ambientali. Il dibattito ha evidenziato le diverse visioni sul futuro dell’industria automobilistica italiana e sulle strategie da adottare per rilanciare il settore.
Verso un futuro sostenibile e competitivo: una sfida complessa
L’industria automobilistica europea si trova di fronte a una sfida epocale: conciliare la transizione verso la mobilità sostenibile con la necessità di mantenere la competitività e salvaguardare i posti di lavoro. La strada da percorrere è complessa e richiede un approccio integrato, che coinvolga istituzioni, imprese e consumatori. La creazione di una nuova categoria di auto compatte, le “E-Car”, potrebbe rappresentare una soluzione interessante, ma è fondamentale che sia accompagnata da una revisione delle normative, da investimenti in infrastrutture di ricarica e da incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici.
Il cambio di rotta dell’Acea, che ora sostiene apertamente il Green Deal, è un segnale positivo, ma è necessario che si traduca in azioni concrete. L’industria automobilistica europea deve investire in ricerca e innovazione, sviluppare nuove tecnologie e creare modelli di business sostenibili. Allo stesso tempo, le istituzioni europee devono fornire un quadro normativo chiaro e stabile, garantire un accesso equo all’energia a basso costo e sostenere la transizione con politiche industriali mirate.
La sfida è ardua, ma le opportunità sono enormi. Se l’Europa saprà cogliere questa sfida, potrà rafforzare la sua leadership tecnologica, creare nuovi posti di lavoro e migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini. In caso contrario, rischia di perdere terreno rispetto ai concorrenti globali e di compromettere il futuro della sua industria automobilistica.
Riflessioni conclusive: un equilibrio tra innovazione e pragmatismo
L’attuale scenario dell’industria automobilistica europea ci pone di fronte a un bivio cruciale. Da un lato, l’urgenza di abbracciare la transizione ecologica, con obiettivi ambiziosi come la fine dei motori a combustione interna entro il 2035. Dall’altro, la necessità di proteggere un settore che rappresenta un pilastro dell’economia europea, garantendo la competitività delle imprese e la salvaguardia dei posti di lavoro. La soluzione, come spesso accade, risiede in un delicato equilibrio tra innovazione e pragmatismo.
È fondamentale che le politiche europee tengano conto delle specificità del settore automobilistico, evitando di imporre obiettivi irrealistici che potrebbero penalizzare le imprese europee a vantaggio dei concorrenti globali.* Allo stesso tempo, è necessario incentivare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, promuovere l’adozione di modelli di business sostenibili e sostenere la transizione con investimenti mirati. La creazione di una nuova categoria di auto compatte, le “E-Car”, potrebbe rappresentare una risposta intelligente alle esigenze di mobilità urbana, ma è essenziale che sia accompagnata da una revisione delle normative e da un adeguato sostegno finanziario.
In definitiva, il futuro dell’industria automobilistica europea dipenderà dalla capacità di trovare un punto di incontro tra le esigenze ambientali, economiche e sociali. Un approccio pragmatico e lungimirante, basato sul dialogo e sulla collaborazione tra istituzioni, imprese e consumatori, è l’unica strada per garantire un futuro sostenibile e competitivo per il settore.
Amici lettori, in questo contesto di trasformazione del settore automobilistico, è cruciale comprendere il concetto di “esternalità”. Un’esternalità si verifica quando un’attività economica (come la produzione di automobili) impatta su terzi che non sono direttamente coinvolti nella transazione. Nel caso delle auto a combustione interna, l’inquinamento atmosferico rappresenta un’esternalità negativa, poiché danneggia la salute pubblica e l’ambiente.
Un concetto più avanzato è quello di “costo sociale”. Questo include non solo i costi privati sostenuti dai produttori e dai consumatori di automobili, ma anche i costi esterni legati all’inquinamento, alla congestione del traffico e all’incidentalità stradale. Una politica economica efficace dovrebbe mirare a internalizzare questi costi sociali, ad esempio attraverso tasse sull’inquinamento o incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, in modo da allineare gli incentivi privati con il benessere collettivo. Riflettete su come le vostre scelte di mobilità contribuiscono al costo sociale e su come potreste adottare comportamenti più sostenibili.







