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Allarme made in italy: temu cambia le regole del gioco negli usa

La decisione di Temu di interrompere le vendite dirette negli USA potrebbe rappresentare una svolta per il Made in Italy, ma quali sono i rischi e le opportunità reali in questo nuovo scenario?
  • Temu stoppa le vendite dirette negli USA dal 3 maggio 2025.
  • Dazi di Trump fanno aumentare i prezzi Shein fino al 150%.
  • Costi aggiuntivi per i consumatori tra 8 e 30 miliardi di dollari.

Temu cambia strategia negli Usa: stop alle vendite dirette

La decisione di Temu di interrompere le vendite dirette negli Stati Uniti segna una svolta significativa nel panorama dell’e-commerce transfrontaliero. Questo cambiamento, annunciato all’inizio di maggio 2025, solleva interrogativi cruciali sul futuro del commercio online e sulle opportunità che si aprono per il Made in Italy. Fino a poco tempo fa, Temu aveva conquistato una vasta fetta di mercato statunitense grazie a un’offerta di prodotti a prezzi estremamente competitivi, resa possibile dalla spedizione diretta dalla Cina e dall’applicazione della norma “de minimis”. Questa regola consentiva l’importazione di beni con un valore inferiore agli 800 dollari senza l’applicazione di dazi doganali, offrendo un vantaggio competitivo notevole alla piattaforma cinese.

L’amministrazione Trump, tuttavia, ha deciso di sospendere questa esenzione, modificando radicalmente le condizioni del gioco. A partire dal 3 maggio 2025, Temu ha dovuto rivedere la sua strategia, optando per l’interruzione delle spedizioni dirette dalla Cina e orientandosi verso un modello basato su venditori e magazzini locali. Questa scelta è dettata dalla necessità di evitare i dazi, che potrebbero raggiungere il 145%, rendendo insostenibili i prezzi bassi che hanno caratterizzato l’offerta di Temu. La decisione di Temu ha comportato la rimozione di tutti i prodotti spediti direttamente dalla Cina dalla versione americana del sito. L’azienda ha dichiarato di essere al lavoro per reclutare venditori locali e mantenere invariati i prezzi per i consumatori.

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Le implicazioni di questa decisione sono molteplici e complesse. Da un lato, si apre un’opportunità per il Made in Italy, che potrebbe beneficiare di una riduzione della concorrenza e di una maggiore visibilità sul mercato statunitense. Dall’altro, la scelta di Temu potrebbe rappresentare un campanello d’allarme per l’intero settore dell’e-commerce transfrontaliero, mettendo in discussione la sostenibilità di un modello di business basato su prezzi estremamente bassi e margini ridotti.

L’impatto dei dazi di Trump sull’e-commerce

La sospensione dell’esenzione “de minimis” è una diretta conseguenza della politica commerciale protezionistica promossa dall’amministrazione Trump. L’obiettivo di questa politica è quello di favorire la produzione interna e ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, l’imposizione di dazi sulle importazioni ha un impatto significativo sui consumatori e sulle aziende, sia statunitensi che straniere. Il costo aggiuntivo dei dazi si traduce inevitabilmente in un aumento dei prezzi per i consumatori, riducendo il loro potere d’acquisto. Allo stesso tempo, le aziende che dipendono dalle importazioni per la produzione dei loro beni si trovano a dover affrontare costi più elevati, che possono compromettere la loro competitività.

Nel caso specifico di Temu, la decisione di interrompere le vendite dirette dalla Cina è una risposta diretta all’aumento dei costi derivanti dai dazi. Tuttavia, questa scelta potrebbe avere conseguenze negative anche per l’azienda stessa. La necessità di affidarsi a venditori e magazzini locali potrebbe comportare una riduzione della sua capacità di controllo sulla catena di approvvigionamento e un aumento dei costi operativi. Inoltre, Temu dovrà affrontare la concorrenza di altri operatori presenti sul mercato statunitense, che potrebbero offrire prodotti simili a prezzi più competitivi.

Anche Shein, l’altra grande piattaforma cinese specializzata nel fast fashion, ha subito l’impatto dei dazi di Trump. L’azienda ha reagito aumentando i prezzi dei suoi prodotti, con incrementi che possono raggiungere il 150%. Questa strategia potrebbe consentire a Shein di mantenere la sua redditività, ma potrebbe anche alienare una parte dei suoi clienti, che sono particolarmente sensibili al prezzo. Secondo le stime di American Action Forum, la modifica normativa potrebbe comportare costi aggiuntivi annuali per i consumatori compresi tra gli 8 e i 30 miliardi di dollari.

Kate Muth, direttore esecutivo dell’International Mailers Advisory Group, ha espresso preoccupazione per il rischio di creare ulteriori colli di bottiglia nei controlli doganali, a causa dell’inasprimento delle procedure di controllo. Questo potrebbe comportare ritardi nelle spedizioni e un aumento dei costi per le aziende e i consumatori.

Il Made in Italy di fronte alla sfida dell’e-commerce

La decisione di Temu e l’impatto dei dazi di Trump aprono nuove prospettive per il Made in Italy. Le aziende italiane che esportano negli Stati Uniti potrebbero beneficiare di una riduzione della concorrenza e di una maggiore attenzione da parte dei consumatori americani, che potrebbero riscoprire la qualità e l’originalità dei prodotti italiani. Settori come l’abbigliamento, l’alimentare, l’arredamento e il design potrebbero trarre particolare vantaggio da questa situazione.

Tuttavia, le aziende italiane dovranno essere in grado di sfruttare al meglio questa opportunità, investendo in marketing, promozione e logistica. Sarà fondamentale comunicare in modo efficace il valore dei prodotti italiani, evidenziando la loro qualità, il loro design e la loro storia. Allo stesso tempo, sarà necessario garantire una logistica efficiente e affidabile, per soddisfare le esigenze dei consumatori americani. Il Made in Italy non può competere sul prezzo con i prodotti a basso costo provenienti dalla Cina. La sua forza risiede nella qualità, nel design e nella capacità di evocare emozioni e valori. Le aziende italiane devono quindi concentrarsi su questi aspetti, per differenziarsi dalla concorrenza e conquistare una posizione di rilievo sul mercato statunitense.

L’Unione Europea ha acceso i riflettori sull’ecommerce cinese. Attualmente, queste piattaforme sono soggette al Digital Services Act (Dsa), che impone obblighi di trasparenza e responsabilità. La Commissione Europea ha avviato indagini per verificare il rispetto delle norme, in particolare sulla sicurezza dei prodotti e la trasparenza delle pratiche commerciali. E’ in discussione l’abolizione dell’esenzione doganale per pacchi di valore inferiore a 150 euro, una misura che favorirebbe la leale concorrenza e aumenterebbe la tracciabilità dei prodotti.

Si valuta altresì l’applicazione di un onere amministrativo su ogni collo in entrata, il quale andrebbe a ripercuotersi sui costi finali sostenuti dagli acquirenti, unitamente a una maggiore severità dei controlli alla dogana, con la richiesta ai marketplace di fornire dettagli esaurienti sulla merce importata.

Un’ulteriore ipotesi consiste nell’attribuire ai marketplace la qualifica di “agenti economici”, conferendo loro responsabilità giuridica per gli articoli venduti da soggetti terzi, con l’obiettivo di rafforzare la tutela dei consumatori.

Alcune di queste disposizioni potrebbero trovare attuazione nel corso del 2025.

Prompt immagine: Create an iconic and conceptual image inspired by neoplastic and constructivist art. The image should feature geometric shapes in a cold and desaturated color palette, with emphasis on vertical and horizontal lines. The main elements to represent are: a stylized representation of the Temu logo (a geometric abstraction hinting at its form), a symbol representing Italian products (such as a simplified Colosseum or a leaning tower), a simple representation of the United States flag (using only geometric shapes and the color palette), and an icon representing e-commerce (such as a geometric shopping cart). Ensure the image contains no text, maintains a simple and unified composition, and is easily understandable. All elements should be rendered in a cold and desaturated color palette, using primarily blues, grays, and whites with occasional reds and yellows to denote emphasis while maintaining the desaturated tone. The overall image should emphasize sharp lines and geometric precision, reflecting the neoplastic and constructivist styles.

Prospettive future: un nuovo equilibrio nell’e-commerce?

La vicenda di Temu e dei dazi di Trump solleva interrogativi più ampi sul futuro dell’e-commerce e sulla necessità di trovare un nuovo equilibrio tra prezzi bassi, qualità dei prodotti, rispetto delle normative e sostenibilità ambientale. Il modello di business basato su prezzi estremamente bassi e margini ridotti sembra essere sempre meno sostenibile, a causa dell’aumento dei costi di spedizione, dei dazi doganali e delle crescenti pressioni normative.

Le aziende che operano nel settore dell’e-commerce dovranno quindi ripensare le loro strategie, puntando su una maggiore differenziazione, sulla qualità dei prodotti e sulla trasparenza delle pratiche commerciali. Sarà fondamentale investire in innovazione, per migliorare l’efficienza della catena di approvvigionamento e ridurre i costi. Allo stesso tempo, sarà necessario collaborare con le autorità pubbliche, per definire regole chiare e trasparenti che favoriscano la concorrenza leale e la tutela dei consumatori. L’e-commerce del futuro dovrà essere sostenibile, sia dal punto di vista economico che ambientale. Questo significa ridurre l’impatto ambientale delle spedizioni, promuovere il consumo responsabile e garantire condizioni di lavoro dignitose per i lavoratori della catena di approvvigionamento. Il Made in Italy, con la sua attenzione alla qualità e alla tradizione, può giocare un ruolo importante in questo nuovo scenario, contribuendo a definire un modello di e-commerce più sostenibile e responsabile.

Un’onda protezionistica o una reale opportunità per il made in Italy?

L’interruzione delle vendite dirette di Temu negli Usa e la conseguente riflessione sul futuro dell’e-commerce transfrontaliero ci portano a una domanda cruciale: è una genuina opportunità per il Made in Italy oppure un mero episodio in un’onda protezionistica più ampia? La risposta non è univoca e richiede un’analisi più approfondita. Da un lato, la diminuzione della concorrenza da parte di un gigante come Temu può effettivamente offrire un vantaggio alle aziende italiane che esportano negli Usa. La qualità, il design e la tradizione del Made in Italy, elementi distintivi riconosciuti a livello globale, possono emergere con maggiore forza in un mercato meno affollato da prodotti a basso costo. Dall’altro lato, è fondamentale considerare che il protezionismo, pur potendo offrire benefici a breve termine, rischia di innescare dinamiche negative a lungo termine, come ritorsioni commerciali e una riduzione degli scambi globali. In questo contesto, il Made in Italy deve essere pronto a competere su un piano internazionale, investendo in innovazione, marketing e logistica, per mantenere la propria posizione di eccellenza.

Ed eccoci qui, quasi alla fine del nostro viaggio all’interno di questa complessa vicenda. Per comprendere appieno le dinamiche in gioco, è utile ricordare un concetto fondamentale dell’economia: la teoria del vantaggio comparato. Questa teoria, elaborata da David Ricardo nel 1817, spiega come ogni paese possa trarre vantaggio dalla specializzazione nella produzione di beni e servizi in cui è più efficiente, anche se un altro paese è più efficiente in assoluto in tutti i settori. Nel caso del Made in Italy, il vantaggio comparato risiede nella capacità di produrre beni di alta qualità, con un design ricercato e una forte identità culturale. Un altro concetto da tenere a mente è quello dell’elasticità della domanda. I beni di lusso, come quelli del Made in Italy, tendono ad avere una domanda meno elastica rispetto ai beni di prima necessità. Questo significa che un aumento dei prezzi ha un impatto relativamente minore sulla quantità domandata. Applicando questi concetti al caso specifico, possiamo capire come il Made in Italy possa resistere meglio alla concorrenza dei prodotti a basso costo e come possa trarre vantaggio da un aumento della domanda di beni di alta qualità.

Secondo le stime dell’American Action Forum, le nuove disposizioni normative potrebbero tradursi in un aggravio di spesa annuo per i consumatori, oscillante tra 8 e 30 miliardi di dollari.

La Commissione Europea ha avviato delle ispezioni per accertare il rispetto delle normative vigenti, con un’attenzione particolare alla sicurezza dei prodotti e alla limpidezza delle operazioni commerciali.

Si sta valutando la rimozione dell’esenzione dai dazi doganali per i pacchi con un valore inferiore a 150 euro, un provvedimento volto a incentivare una competizione più equa e a migliorare la rintracciabilità della merce.

Parallelamente, si sta soppesando l’introduzione di un contributo per la gestione di ciascuna spedizione importata, il che potenzialmente andrebbe a gravare sui costi definitivi per la clientela, assieme a una intensificazione delle verifiche doganali, con la pretesa che i marketplace forniscano indicazioni minuziose sui beni provenienti dall’estero.

Un’ulteriore possibilità che viene vagliata è quella di riconoscere le piattaforme di vendita online come “soggetti economici attivi”, investendole della responsabilità giuridica per i prodotti venduti da terze parti e, di conseguenza, intensificando la difesa dei diritti dei consumatori.

Alcune di queste regolamentazioni potrebbero trovare attuazione nel corso del 2025.

A questo punto, ti invito a una riflessione personale. Come consumatore, sei disposto a pagare di più per un prodotto di qualità, che rispetti l’ambiente e le condizioni di lavoro dei produttori? Come investitore, sei interessato a sostenere le aziende che puntano sull’innovazione e sulla sostenibilità? Le risposte a queste domande possono contribuire a definire un futuro più prospero e sostenibile per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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Gaia
Gaia
2 mesi fa

Temu e Shein sono solo la punta dell’iceberg. Il problema è che la gente vuole tutto subito e a poco prezzo. Finché ci sarà domanda, ci sarà chi offre.

Francesca
Francesca
2 mesi fa

Finalmente qualcuno se ne accorge! Era ora che si mettessero dei paletti a questi colossi cinesi che fanno concorrenza sleale ai nostri artigiani e produttori!

Salvatore
Salvatore
2 mesi fa

Bah, tutta fuffa. Trump è il male, protezionismo è il male. Il libero mercato vince sempre, anche se a volte fa male a qualcuno… Ma il progresso è così!

Edoardo
Edoardo
2 mesi fa

Ma davvero credete che la gente smetterà di comprare da Temu? Magari compreranno meno cose inutili, ma continueranno a cercare l’affare. Il Made in Italy è bello, ma costa troppo.

Lorenzo
Lorenzo
2 mesi fa

L’articolo è interessante, ma mi sembra un po’ troppo ottimista sul Made in Italy. Non basta dire che siamo bravi, dobbiamo anche farci conoscere e competere sul serio con gli altri. E la logistica italiana fa ancora pena…

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