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- Ogni anno, circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotti.
- Una tonnellata di RAEE contiene tra 300 e 400 grammi d'oro.
- L'energia per il metodo ETH è 1/50 del valore dell'oro ottenuto.
La “miniera urbana”: una risorsa inattesa
Il mondo è sommerso da un’ondata di rifiuti elettronici, un flusso inarrestabile di dispositivi obsoleti che rappresentano, paradossalmente, una risorsa straordinaria quanto trascurata. Ogni anno, circa 50 milioni di tonnellate di questi rifiuti vengono prodotti a livello globale, un’enorme “miniera urbana” ricca di metalli preziosi come oro, argento, rame e palladio. Questa massa di scarti, spesso dimenticata in un cassetto o abbandonata in discarica, nasconde un potenziale economico enorme e un’opportunità unica per promuovere un’economia circolare.
La presenza di oro nei dispositivi elettronici è motivata dalle sue eccezionali proprietà conduttive e dalla sua resistenza alla corrosione. Una tonnellata di rifiuti elettronici può contenere tra i 300 e i 400 grammi d’oro, una concentrazione notevolmente superiore a quella presente in molti giacimenti minerari tradizionali. Nonostante questo, la maggior parte di questo oro digitale viene dispersa a causa di processi di riciclo inefficienti o, peggio, inesistenti.
La crescente consapevolezza ambientale e la necessità di ridurre la dipendenza dalle attività estrattive tradizionali, spesso dannose per l’ambiente, stanno spingendo verso nuove soluzioni per il recupero di questi metalli preziosi. Le metodologie di estrazione più comuni, purtroppo, spesso ricorrono all’impiego di sostanze chimiche nocive, come cianuro e mercurio, il che comporta notevoli oneri per l’ambiente e la salute.
Di fronte a questa sfida, la ricerca scientifica sta esplorando alternative sostenibili ed economicamente vantaggiose. Un esempio notevole è il metodo sviluppato dall’ETH di Zurigo, che utilizza un materiale spugnoso a base di fibrille proteiche derivate dal siero del latte, un sottoprodotto dell’industria casearia. Questo bio-materiale agisce come una trappola per gli ioni d’oro, permettendo di estrarre il metallo prezioso in modo efficiente e senza l’uso di sostanze tossiche.
Questo approccio innovativo apre nuove prospettive per il riciclo dei rifiuti elettronici, trasformando gli scarti in risorse preziose e contribuendo a ridurre l’impatto ambientale dell’industria tecnologica. Il recupero di oro e altri metalli preziosi dai rifiuti elettronici non è solo una questione economica, ma anche un imperativo etico e ambientale.

Tecnologie innovative per il recupero dell’oro
Il recupero dell’oro dai rifiuti elettronici rappresenta una sfida tecnologica complessa, ma anche un’opportunità per lo sviluppo di processi innovativi e sostenibili. Le tecniche tradizionali, basate sull’uso di sostanze chimiche aggressive, sono sempre più messe in discussione a causa del loro impatto ambientale e dei rischi per la salute umana.
L’alternativa proposta dall’ETH di Zurigo, che utilizza proteine del siero del latte, rappresenta una svolta significativa in questo settore. Il procedimento implica la trasformazione delle proteine del siero attraverso l’uso di acidi e calore elevato, al fine di produrre un composto gelatinoso di nanofibrille, che successivamente viene disidratato per formare delle “spugne”.
Queste spugne vengono immerse in una soluzione ionizzata ottenuta dalla fusione delle parti metalliche dei rifiuti elettronici, attirando e catturando gli ioni d’oro. Il riscaldamento delle spugne riduce l’oro in scaglie che possono essere nuovamente fuse per dare forma alla pepita finale.
Questa tecnica, descritta in dettaglio sulla rivista Advanced Materials, ha dimostrato di essere estremamente efficiente. Partendo da 20 vecchie schede madri, i ricercatori sono riusciti a recuperare una pepita da 450 milligrammi composta per il 91% da oro puro a 22 carati e per il 9% da rame, con un valore di circa 33 dollari al prezzo attuale dell’oro.
Un aspetto ancora più degno di nota è che l’energia necessaria per l’implementazione del metodo corrisponde a un cinquantesimo del valore dell’oro che si riesce ad ottenere, il che lo rende estremamente vantaggioso se venisse applicato su larga scala.
In altre parole, per ogni unità monetaria investita, si possono ricavare ben 50 unità monetarie in oro recuperato.
Come ha sottolineato il professor Raffaele Mezzenga, questa tecnica è estremamente sostenibile, in quanto utilizza un sottoprodotto dell’industria alimentare per ottenere oro dai rifiuti elettronici.
I ricercatori stanno ora valutando modalità per perfezionare la procedura e renderla adatta alla commercializzazione, oltre a valutare altri derivati proteici per individuare potenziali miglioramenti nell’efficacia dell’estrazione dell’oro. L’obiettivo è convertire il riciclo dei rifiuti elettronici in un’attività economicamente vantaggiosa ed ecologicamente sostenibile, promuovendo il recupero di metalli di valore e diminuendo la dipendenza dalle attività minerarie.
Normative e opportunità di investimento in Italia
Il quadro normativo italiano in materia di gestione dei RAEE è definito principalmente dal Decreto Legislativo 14 marzo 2014 n. 49, che recepisce la direttiva europea 2012/19/UE. Questo decreto disciplina la gestione e il corretto trattamento dei RAEE e identifica il nuovo target di raccolta a cui devono tendere i paesi europei a partire dal 2019: il 65% del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti.
Il suddetto atto legislativo regola il processo di gestione e trattamento adeguato dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, oltre a fissare i nuovi obiettivi di raccolta che le nazioni europee devono perseguire a partire dal 2019: raggiungere il 65% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato durante il triennio precedente.
Altre normative importanti includono la Legge 14 novembre 2024, n. 166, che reca disposizioni urgenti per favorire il recupero di materie prime critiche dai RAEE, e il Decreto 4 aprile 2023 n. 59, che disciplina il sistema di tracciabilità dei rifiuti e del registro elettronico nazionale (RENTRi). Il Decreto 20 febbraio 2023 n. 40 regola invece l’aggiornamento dei raggruppamenti di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Il rispetto di queste normative è fondamentale per gli investitori che desiderano operare nel settore del riciclo dei RAEE in Italia. In aggiunta, è essenziale considerare le possibilità presentate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale destina 2,1 miliardi di euro a iniziative di gestione dei rifiuti e progetti all’avanguardia nell’ambito dell’economia circolare.
Il mercato del riciclo dei RAEE in Italia è in crescita, spinto dalla crescente quantità di dispositivi elettronici prodotti e dalla crescente consapevolezza ambientale. Esistono diversi modelli di business innovativi che possono essere adottati, come negozi che premiano i clienti che portano rifiuti differenziati con generi alimentari, stazioni ecologiche automatizzate che offrono buoni sconto in cambio di materiali riciclabili e impianti di riciclo e recupero dei materiali elettronici.
Tuttavia, è importante notare che il numero di aziende che trattano questo genere di rifiuti è ancora limitato in Italia, il che crea uno spazio per l’ingresso di nuovi imprenditori. Il successo in questo settore richiede competenze specifiche, investimenti nella formazione del personale e l’adozione di tecnologie efficienti e sostenibili.
Dall’innovazione all’impresa: costruire un futuro circolare
Il riciclo dei rifiuti elettronici non è solamente un’attività di smaltimento, ma un’opportunità di trasformazione che abbraccia l’innovazione tecnologica, la sostenibilità ambientale e la creazione di valore economico. Trasformare questa visione in realtà significa non solo adottare tecnologie all’avanguardia, ma anche costruire un ecosistema in cui la collaborazione tra imprese, istituzioni e cittadini sia al centro del processo.
Il caso dell’ETH di Zurigo dimostra come la ricerca scientifica possa generare soluzioni innovative per il recupero di metalli preziosi, aprendo la strada a processi di riciclo più efficienti e meno inquinanti. Tuttavia, l’innovazione non si limita alla tecnologia. Modelli di business creativi, come i negozi che incentivano il riciclo attraverso premi e sconti, o le stazioni ecologiche automatizzate, possono coinvolgere attivamente i cittadini nel processo di raccolta e smistamento dei rifiuti.
In Italia, nonostante un quadro normativo ben definito, il settore del riciclo dei RAEE presenta ancora delle sfide. Il numero limitato di impianti di trattamento e la necessità di investire in tecnologie avanzate rappresentano degli ostacoli, ma anche delle opportunità per gli imprenditori che desiderano entrare in questo mercato.
L’attenzione alla sostenibilità e alla responsabilità sociale d’impresa è sempre più importante per gli investitori e i consumatori. Le aziende che adottano pratiche di riciclo innovative e trasparenti possono non solo ridurre il loro impatto ambientale, ma anche migliorare la loro reputazione e attrarre nuovi clienti e investitori.
In definitiva, il riciclo dei rifiuti elettronici rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità straordinaria per costruire un futuro più circolare e sostenibile. Un futuro in cui i rifiuti non sono più visti come un problema, ma come una risorsa preziosa da recuperare e valorizzare.
Il tema del riciclo dei rifiuti elettronici, apparentemente distante dalle nostre vite quotidiane, si intreccia profondamente con concetti fondamentali di economia e finanza personale. Una nozione base, ma spesso trascurata, è l’importanza di considerare il costo totale di un bene, non solo il prezzo d’acquisto. Un dispositivo elettronico, ad esempio, ha un costo che si estende ben oltre il momento in cui lo compriamo. Include il consumo energetico durante il suo utilizzo, i costi di riparazione e, soprattutto, i costi ambientali legati alla sua produzione e al suo smaltimento. Imparare a valutare questi costi nascosti ci aiuta a fare scelte più consapevoli, a prolungare la vita dei nostri dispositivi e a sostenere pratiche di riciclo responsabili.
A un livello più avanzato, possiamo considerare il riciclo dei rifiuti elettronici come un esempio di economia comportamentale applicata alla finanza personale. L’economia comportamentale ci insegna che le nostre decisioni sono spesso influenzate da fattori psicologici, come l’avversione alla perdita o la tendenza a procrastinare. Nel caso dei rifiuti elettronici, la pigrizia o la mancanza di consapevolezza possono impedirci di smaltire correttamente i nostri vecchi dispositivi, privandoci della possibilità di recuperare valore da essi e contribuendo all’inquinamento ambientale. Comprendere questi bias cognitivi ci aiuta a superare le nostre resistenze e ad adottare comportamenti più virtuosi, sia dal punto di vista finanziario che ambientale.
Questo mi porta a riflettere su un punto cruciale: siamo veramente consapevoli del potere che abbiamo come consumatori e investitori? Le nostre scelte quotidiane, anche quelle apparentemente insignificanti come la gestione dei nostri rifiuti elettronici, possono avere un impatto enorme sul mondo che ci circonda. Sostenere aziende che adottano pratiche di riciclo responsabili, investire in tecnologie innovative per il recupero dei materiali, promuovere un’economia circolare: sono tutti modi concreti per fare la differenza e per costruire un futuro più sostenibile per noi e per le generazioni a venire. Non si tratta solo di fare del bene per il pianeta, ma anche di fare scelte finanziariamente intelligenti e di proteggere il benessere delle nostre famiglie.