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Auto elettrica vs. motori termici: quale futuro per l’europa?

L'ue punta al divieto dei motori termici dal 2035, ma l'industria automobilistica chiede alternative. Analizziamo gli scenari futuri e le sfide per consumatori e produttori.
  • Dal 2035 stop alla vendita di auto con motori termici in UE.
  • Bruxelles punta a lanciare auto elettriche da 15.000 euro.
  • Servono almeno 3-5 anni per consolidare le batterie LFP.

Tra Obiettivi Climatici e Realismo Industriale

Il destino dell’industria automobilistica europea è incerto, un fragile compromesso tra obiettivi ambientali ambiziosi e le inflessibili realtà del mercato. La decisione di vietare la vendita di automobili alimentate da motori termici a partire dal 2035, elemento cardine del pacchetto “Fit for 55”, è fonte di un vivace confronto. Da un lato, l’Unione Europea si propone di raggiungere l’impatto climatico zero entro il 2050, dall’altro, i costruttori di automobili avvertono che il passaggio all’elettrico procede lentamente, mettendo a repentaglio la competitività del settore e i livelli occupazionali.

Il settore automobilistico europeo, con il sostegno di importanti esponenti politici, sollecita una revisione delle condizioni, invocando un approccio più concreto e che tenga conto di ogni tecnologia. L’obiettivo è mantenere aperta la strada ai motori termici alimentati da combustibili a impatto ambientale nullo, come i carburanti sintetici (e-fuel) e i biocarburanti. Si valuta anche il ruolo delle auto ibride plug-in come tecnologia di transizione valida e promettente.

Cosa ne pensi?
  • ✅ Finalmente un futuro più verde per l'Europa......
  • 🔥 Il divieto del 2035 è una follia che distruggerà......
  • 🤔 Ma se invece guardassimo all'idrogeno come alternativa......

Scenari Futuri: Un Trilemma tra Ambiente, Economia e Scelta del Consumatore

Il dialogo tra l’UE e le aziende costruttrici apre a diverse possibilità. La prima è la conferma del divieto assoluto nel 2035, una scelta drastica che indirizzerebbe il mercato verso i veicoli totalmente elettrici o alimentati a idrogeno. Questa soluzione, sebbene acceleri la riduzione delle emissioni, implicherebbe una trasformazione forzata del settore, con ingenti investimenti e il rischio di ristrutturazioni aziendali. I consumatori si troverebbero di fronte a un numero limitato di veicoli elettrici, il cui prezzo iniziale potrebbe essere superiore.

Una seconda ipotesi prevede un differimento del termine ultimo per il divieto, ad esempio, al 2040. *Tale alternativa concederebbe più margine di manovra all’industria per adeguarsi, ai governi per rafforzare le infrastrutture di ricarica e al mercato per assorbire gli oneri della transizione. I guidatori beneficerebbero di una maggiore libertà di scelta per un periodo di tempo più esteso, con una variazione dei prezzi più graduale. Tuttavia, posticipare lo stop implicherebbe un rallentamento del processo di decarbonizzazione.

La terza via, che sta guadagnando consensi, propone una modifica profonda della legge. Le automobili dotate di motori a scoppio potrebbero continuare a essere vendute anche successivamente al 2035, a condizione che utilizzino esclusivamente carburanti sintetici con emissioni di CO2 pari a zero.* Alcuni sperano anche in agevolazioni per le auto ibride plug-in. Questa soluzione consentirebbe di preservare il patrimonio di competenze europeo sui propulsori tradizionali e offrirebbe un’alternativa all’elettrico. Tuttavia, i carburanti sintetici (e-fuel) comporterebbero costi di produzione e vendita molto elevati, confinando probabilmente questa opzione a una piccola nicchia di mercato.

La “E-Car” Europea: Un’Auto Economica per Tutti?

Nel frattempo, Bruxelles punta a lanciare una nuova categoria di auto elettriche al costo di 15.000 euro. L’obiettivo è rendere l’auto accessibile a una platea più vasta, ma emergono dubbi sulla sua fattibilità. La dipendenza dall’Asia per le batterie rappresenta un grosso problema. Inoltre, non sono previsti finanziamenti per la realizzazione di nuove “Gigafactory” in Europa dedicate alla produzione su larga scala di accumulatori LFP (litio-ferro-fosfato), i quali, grazie al loro basso costo, sarebbero gli unici adatti a veicoli economici.
Secondo S&P Global, mentre aziende cinesi come CATL stanno ampliando la propria capacità produttiva di batterie LFP in Ungheria, nessun produttore europeo di accumulatori ha ancora avviato la fabbricazione di celle LFP, ad eccezione di LG Energy e PowerCo di Volkswagen, che stanno attualmente attrezzando i propri impianti in Polonia e Germania. Per quanto riguarda la disponibilità diffusa di batterie a basso costo, la “e-car” elettrica non è ancora una realtà e richiederà almeno 3-5 anni per consolidarsi sul mercato.

Alcuni ipotizzano che le “e-car” potrebbero essere vetture a benzina con sistema mild hybrid, con una velocità massima non superiore ai 120 km/h. Questa tecnologia esiste già e permetterebbe di riproporre modelli datati, riomologati in una categoria con un numero di sistemi di assistenza alla guida inferiore rispetto a quelli obbligatori per le auto normali. Un caso emblematico potrebbe essere quello della Fiat 126, un’auto popolare che ha fatto la storia dell’automobilismo italiano.

Verso un Futuro Sostenibile: Sfide e Opportunità per l’Industria e i Consumatori

Il futuro dell’automotive europeo è incerto, ma una cosa è chiara: la transizione verso la mobilità sostenibile è inevitabile. La sfida è trovare un equilibrio tra gli obiettivi ambientali, le esigenze dell’industria e le aspettative dei consumatori. L’Unione Europea dovrà dimostrare di saper ascoltare le diverse voci in campo, trovando soluzioni innovative e pragmatiche che permettano di raggiungere la neutralità climatica senza compromettere la competitività del settore e i posti di lavoro.

Cari lettori, in questo contesto di trasformazione, è fondamentale comprendere alcuni concetti chiave. Uno di questi è il costo opportunità. Ogni scelta che facciamo, sia come consumatori che come società, implica rinunciare a qualcosa. Nel caso dell’auto elettrica, il costo opportunità potrebbe essere rappresentato dal mantenimento di un’industria automobilistica tradizionale, con i suoi posti di lavoro e il suo know-how.

Un concetto più avanzato è quello delle esternalità. Le esternalità sono i costi o i benefici che un’attività economica genera su soggetti terzi, che non sono direttamente coinvolti nella transazione. L’inquinamento atmosferico prodotto dalle auto a combustione interna è un esempio di esternalità negativa, mentre la riduzione delle emissioni grazie all’auto elettrica è un’esternalità positiva.

Riflettiamo: qual è il giusto equilibrio tra costi e benefici? Come possiamo internalizzare le esternalità, incentivando comportamenti virtuosi e disincentivando quelli dannosi? La risposta a queste domande determinerà il futuro della nostra mobilità e del nostro pianeta.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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