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- Nel 1832 Jackson bloccò l'autorizzazione bancaria.
- Nel 1913 fu creata la Federal Reserve.
- Trump nel 2025 ha tentato di licenziare Lisa Cook.
La storia economica americana è costellata di battaglie tra il potere politico e l’indipendenza della banca centrale. Un filo conduttore lega figure come Andrew Jackson, Richard Nixon e Donald Trump, accomunati da un approccio populista che mette in discussione il ruolo della Federal Reserve (Fed) e la sua autonomia. Questo conflitto, lungi dall’essere un fenomeno recente, affonda le radici nel XIX secolo, quando Jackson si oppose alla Second Bank degli Stati Uniti, considerandola un simbolo di elitismo finanziario.
Radici Storiche del Populismo Monetario
Nel 1816, la Second Bank degli Stati Uniti fu istituita con l’obiettivo di stabilizzare il sistema bancario e gestire i depositi federali. Tuttavia, Andrew Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti, la vedeva come un’istituzione elitaria e anti-democratica. Nel 1832, Jackson bloccò il prolungamento dell’autorizzazione bancaria, spostando le risorse del Tesoro verso istituti bancari regionali e richiedendo pagamenti in oro e argento per l’acquisto di proprietà statali. Questa mossa portò a un’ondata di speculazioni e alla crisi economica del 1837.

Dopo la crisi del 1837, gli Stati Uniti rimasero a lungo senza una banca centrale, affidandosi a banche statali e private. Solo nel 1913, in seguito alla crisi del 1907, fu creata la Federal Reserve. Tuttavia, l’animosità populista verso gli istituti monetari centrali persistette. Nel corso del XIX secolo, movimenti populisti chiedevano una maggiore emissione di moneta cartacea per alleviare i debiti agricoli.
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Il XX Secolo: Roosevelt, Johnson e Nixon
Anche nel XX secolo, la tensione tra il potere politico e la Fed è rimasta palpabile. Franklin Delano Roosevelt, durante il New Deal, sospese la convertibilità in oro nel 1933, allineandosi con le istanze populiste. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il sistema di Bretton Woods diede al dollaro un ruolo centrale nella stabilità mondiale.
Un altro episodio significativo si verificò sotto la presidenza di Lyndon B. Johnson, quando il presidente cercò di influenzare la politica monetaria della Fed per finanziare la guerra in Vietnam e i programmi della Great Society. Tuttavia, il presidente della Fed, William McChesney Martin, resistette alle pressioni, difendendo l’indipendenza della banca centrale.
Richard Nixon, invece, riuscì a influenzare la politica monetaria della Fed, contribuendo alla Grande Inflazione degli anni Settanta. Al contrario, Paul Volcker, nominato presidente della Fed da Jimmy Carter, combatté l’inflazione con una politica monetaria restrittiva, ripristinando la credibilità del dollaro.
L’Era Trump e le Nuove Sfide
Dopo la crisi finanziaria del 2008, il populismo anti-Fed è tornato in auge con il Tea Party Movement e l’ala libertaria repubblicana. Donald Trump ha fatto propria questa tradizione, criticando apertamente la Fed e chiedendo politiche monetarie favorevoli alla crescita.
Nel 2025, l’amministrazione Trump ha intensificato gli attacchi alla Fed, culminando con il tentativo di licenziare la governatrice Lisa Cook, accusandola di frode. La Fed ha difeso l’indipendenza dei suoi governatori, sottolineando che i mandati di lunga durata sono una salvaguardia vitale per garantire decisioni basate su dati e analisi economiche.
Kevin Hassett, ex direttore del Consiglio Economico Nazionale, ha dichiarato che Lisa Cook dovrebbe “andare in congedo subito” dalla Fed, suggerendo che la sua permanenza in carica potrebbe essere di parte. Hassett, tra i candidati alla presidenza della Fed dopo la fine del mandato di Jerome Powell nel maggio 2026, ha affermato che il presidente ha l’autorità di licenziare un governatore per giusta causa.
Conclusione: L’Eterna Lotta per l’Indipendenza Monetaria
La storia delle relazioni tra il potere politico e la Federal Reserve è una storia di tensioni, compromessi e battaglie per l’indipendenza monetaria. Da Andrew Jackson a Donald Trump, i presidenti americani hanno spesso cercato di influenzare la politica monetaria della Fed per raggiungere i propri obiettivi economici e politici. La posta in gioco è alta: la stabilità economica, la fiducia nel dollaro e il ruolo degli Stati Uniti nell’economia globale.
Comprendere il ruolo della banca centrale e la sua indipendenza è fondamentale per navigare nel complesso mondo della finanza. Un concetto base da tenere a mente è che la banca centrale ha il compito di mantenere la stabilità dei prezzi e sostenere la crescita economica, spesso attraverso la gestione dei tassi di interesse.
Un concetto più avanzato è la Curva di Phillips, che descrive la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione. Le banche centrali devono bilanciare attentamente questi due obiettivi, poiché politiche monetarie troppo restrittive possono frenare la crescita economica, mentre politiche troppo espansive possono portare all’inflazione.
Riflettiamo: quanto è importante l’indipendenza della banca centrale per la stabilità economica di un paese? E come possiamo, come cittadini, assicurarci che le decisioni di politica monetaria siano prese nel migliore interesse di tutti?







