Nvidia nei guai con la Cina: cosa c’è dietro lo stop degli H20?

La società Nvidia ha richiesto ai propri fornitori di interrompere la produzione di componenti destinati al chip H20, un prodotto specificatamente progettato per il mercato cinese. Questa decisione giunge in seguito a preoccupazioni sollevate dalle autorità di Pechino in merito alla sicurezza, un fattore che sta complicando le operazioni della multinazionale americana.

Nello specifico, Nvidia avrebbe chiesto a Foxconn, azienda cinese, di sospendere le attività relative al chip H20, l’unico prodotto che la società statunitense è attualmente autorizzata a vendere in Cina. Richieste simili sono state inoltrate anche ad Amkor Technology, responsabile del packaging avanzato del chip, e a Samsung Electronics, fornitore di memorie.

Il mese precedente, le autorità cinesi della Cyberspace Administration avevano convocato Nvidia per richiedere delucidazioni sui chip, dato che avevano sollevato perplessità riguardo alla sicurezza del dispositivo, soprattutto per la presenza di una tecnologia di tracciamento che consentirebbe il controllo a distanza.

Le Dichiarazioni di Howard Lutnick Scatenano la Reazione Cinese

La decisione di Pechino sembra essere una risposta alle dichiarazioni del segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick. Secondo il Financial Times, le affermazioni rilasciate da Lutnick alla CNBC il 15 luglio sono state percepite come offensive dai regolatori cinesi.

Lutnick aveva esplicitamente dichiarato che l’obiettivo degli Stati Uniti è impedire alla Cina di appropriarsi delle tecnologie più avanzate sviluppate dalle aziende americane. A tal fine, l’amministrazione Biden ha implementato una serie di restrizioni sull’esportazione di chip verso la Cina.

Ciò che ha generato il massimo disappunto sono state le osservazioni sugli H20, ovvero le unità grafiche meno potenti che Nvidia ha creato specificamente per il mercato cinese, dove non può commercializzare i suoi prodotti più all’avanguardia. Lutnick aveva affermato che, nonostante le precedenti restrizioni, gli Stati Uniti avrebbero ripreso a vendere questi chip “datati” alla Cina, sottolineando che si tratta del “quarto della lista” in termini di prestazioni.

Queste esternazioni hanno portato l’Amministrazione cinese del cyberspazio, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma e il Ministero dell’Industria e dell’Informatica a sconsigliare vivamente l’acquisto di H20 Nvidia da parte delle imprese cinesi. Le aziende che ordinano i processori americani vengono ora sottoposte a indagini dalle autorità e sono obbligate a fornire spiegazioni per la mancata scelta di alternative locali, come i chip prodotti da Huawei o Cambricon.

La Strategia di Nvidia in Cina: Un Equilibrio Precario

Nonostante le difficoltà, Nvidia non sembra intenzionata ad abbandonare il mercato cinese, che nel 2024 ha rappresentato circa il _13% del fatturato_, con *17,1 miliardi di dollari di ricavi su un totale di 60,9 miliardi. L’azienda è impegnata nello sviluppo di un nuovo chip per l’intelligenza artificiale mirato al mercato cinese, che potrebbe essere chiamato B30A e si baserà sull’architettura Blackwell. Questa nuova soluzione sarebbe più potente dell’attuale H20, pur mantenendo una capacità di calcolo inferiore alla metà rispetto al modello top di gamma, il B300.

Inoltre, Nvidia ha accettato di versare al governo statunitense il 15% dei ricavi realizzati in Cina per ottenere le licenze di esportazione. Prima degli ultimi intoppi, si stimava che Nvidia potesse vendere 1,5 milioni di H20, generando entrate per 23 miliardi di dollari quest’anno, secondo le stime di Bernstein.

Implicazioni Economiche e Geopolitiche: Un Nuovo Scacchiere Tecnologico

La vicenda dei chip Nvidia in Cina evidenzia la crescente competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina, con implicazioni significative per l’economia globale. Le restrizioni commerciali e le preoccupazioni per la sicurezza stanno spingendo la Cina a sviluppare alternative nazionali, mentre le aziende americane cercano di bilanciare gli interessi commerciali con le esigenze di sicurezza nazionale.

Questa situazione crea incertezza per gli investitori e le aziende che operano in entrambi i paesi, con potenziali impatti sui mercati finanziari e sulle catene di approvvigionamento globali. La capacità di Nvidia di navigare in questo contesto complesso sarà cruciale per il suo successo futuro e per la stabilità del settore tecnologico nel suo complesso.

Amici lettori, in questo scenario di alta tensione tecnologica, è fondamentale comprendere il concetto di vantaggio comparato. Questo principio economico, introdotto da David Ricardo, ci insegna che ogni nazione dovrebbe specializzarsi nella produzione di beni e servizi in cui è relativamente più efficiente, anche se non è necessariamente il produttore più efficiente in assoluto. Nel caso dei chip, gli Stati Uniti hanno un vantaggio comparato nella progettazione e produzione di chip di fascia alta, mentre la Cina sta investendo massicciamente per colmare questo divario.

Un concetto più avanzato, applicabile a questa situazione, è la teoria dei giochi*. Le decisioni di Nvidia, del governo cinese e del governo statunitense possono essere viste come mosse in un gioco strategico, dove ogni attore cerca di massimizzare il proprio payoff (profitto, sicurezza, influenza geopolitica) tenendo conto delle possibili reazioni degli altri. Comprendere le dinamiche di questo gioco può aiutarci a prevedere le future evoluzioni del mercato dei chip e a valutare i rischi e le opportunità per gli investitori.

Riflettete su come le vostre scelte di consumo e investimento possano contribuire a plasmare questo nuovo scacchiere tecnologico. Siete consapevoli dell’origine dei prodotti che acquistate? Sostenete le aziende che investono in innovazione e sostenibilità? Le vostre decisioni, anche se piccole, possono fare la differenza.