Chi è il vero re di piazza affari? Un duello tra stato e dinastie

Al Ferragosto del 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) si conferma il vero “Paperone” della Borsa italiana, superando colossi privati e dinastie imprenditoriali storiche. Ma cosa significa questo per l’economia del paese e per i singoli investitori?

Il MEF: un gigante in Borsa

Il MEF, guidato da Giancarlo Giorgetti, detiene un portafoglio di partecipazioni azionarie che supera gli 81 miliardi di euro. Questo tesoro, in crescita del 26,7% rispetto all’anno precedente, rappresenta circa l’8% dell’intera capitalizzazione di Borsa Italiana, EGM incluso. La performance del MEF ha superato quella del FTSE MIB, che si è fermato a un comunque notevole +21%. Questo risultato è stato trainato principalmente dal settore della difesa, con Leonardo e Fincantieri che hanno registrato incrementi a tre cifre, rispettivamente del 121% e del 225%. Oltre al comparto difesa, anche Poste Italiane, Italgas e Webuild hanno contribuito significativamente alla crescita del patrimonio azionario dello Stato.

La strategia del MEF si è concentrata su settori strategici per l’Italia, come la difesa, le infrastrutture e i servizi pubblici. Questo approccio ha permesso di capitalizzare le opportunità offerte dal mercato e di sostenere la crescita economica del paese. La riduzione della partecipazione in Monte dei Paschi di Siena, passata dal 26,73% all’11,73%, e il trasferimento della quota in TIM a Poste Italiane, dimostrano una gestione dinamica del portafoglio, orientata a massimizzare il valore delle partecipazioni statali.

Gli eredi Del Vecchio: una dinastia al secondo posto

Nonostante la supremazia del MEF, il settore privato non è da meno. Gli eredi di Leonardo Del Vecchio si confermano al secondo posto nella classifica dei “Paperoni” di Piazza Affari, con un patrimonio complessivo di 51,5 miliardi di euro, in crescita del 31% rispetto al 2024. Tuttavia, la maggior parte di questa ricchezza (il 75%) è legata alla quota in EssilorLuxottica, quotata a Parigi. Il resto del patrimonio è diversificato in partecipazioni in aziende italiane come Generali, Mediobanca, Unicredit, Avio, Covivio e MPS.

La successione di Leonardo Del Vecchio, a oltre tre anni dalla sua scomparsa, rimane una questione complessa. Gli otto eredi, sei figli naturali, la seconda moglie Nicoletta Zampillo e il figlio Rocco Basilico, detengono ciascuno una quota di circa 6,4 miliardi di euro. La gestione del patrimonio è affidata a Francesco Milleri, amministratore delegato di Essilux e gestore della finanziaria Delfin, che figura anch’egli nella classifica con 140 milioni di euro.

Le altre famiglie in classifica

Oltre al MEF e agli eredi Del Vecchio, la classifica dei “Paperoni” di Piazza Affari vede altre famiglie imprenditoriali italiane protagoniste. La famiglia Rocca, grazie alla quota in Tenaris, si posiziona al terzo posto con quasi 10 miliardi di euro, in crescita del 7%. Tenaris, leader globale nel settore oil & gas, ha beneficiato della resilienza della domanda per tubi e servizi ad alta specializzazione.

La famiglia Agnelli-Elkann, invece, ha subito una contrazione del patrimonio del 10%, a causa del rallentamento di Exor e Stellantis. Per quanto riguarda la famiglia Agnelli-Elkann, la quota attribuita a John Elkann ammonta a 2,3 miliardi di euro, mentre il valore della partecipazione dei fratelli Lapo e Ginevra è di 755 milioni di euro ciascuno. Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, un tempo sul podio, scendono al quarto posto a causa della performance negativa del titolo Prada a Hong Kong. Seguono Francesco Gaetano Caltagirone, Piero Ferrari, la famiglia Benetton, la famiglia Stevanato, i Doris-Tombolato e la famiglia Buzzi.

In totale, il censimento rivela 751 tra famiglie e imprenditori che possiedono patrimoni azionari complessivi per 197 miliardi di euro, cifra che rappresenta il 20% della capitalizzazione totale di Borsa Italiana, inclusa l’EGM. Tra i fondi esteri, BlackRock e il fondo sovrano norvegese Norges Bank detengono investimenti significativi in Piazza Affari, rispettivamente per 22 miliardi e 12 miliardi di euro.

Riflessioni sul potere finanziario in Italia

La concentrazione di ricchezza nelle mani dello Stato e di poche famiglie imprenditoriali solleva interrogativi sulla distribuzione del potere finanziario in Italia. La performance positiva del MEF dimostra l’importanza di una gestione oculata delle partecipazioni statali, in grado di generare valore per il paese e di sostenere la crescita economica. Tuttavia, è fondamentale garantire che questo potere sia esercitato in modo trasparente e responsabile, a beneficio di tutti i cittadini.

La presenza di dinastie imprenditoriali storiche nella classifica dei “Paperoni” testimonia la resilienza del capitalismo familiare italiano, capace di adattarsi ai cambiamenti del mercato e di competere a livello globale. Tuttavia, è importante promuovere una maggiore diversificazione della proprietà azionaria, favorendo l’accesso al mercato dei capitali per le piccole e medie imprese e incentivando l’imprenditorialità diffusa.

In conclusione, la classifica dei “Paperoni” di Piazza Affari offre uno spaccato interessante del panorama finanziario italiano, evidenziando le dinamiche di potere e le sfide che il paese deve affrontare per garantire una crescita economica sostenibile e inclusiva.

Amici lettori, spero che questo articolo vi abbia fornito una panoramica chiara e dettagliata della situazione finanziaria italiana. Ricordate, la conoscenza è il primo passo per prendere decisioni consapevoli e migliorare la vostra situazione economica.

Una nozione base di economia che si applica perfettamente a questo contesto è il concetto di diversificazione del portafoglio. Come abbiamo visto, il MEF ha investito in diversi settori, riducendo il rischio complessivo. Allo stesso modo, gli eredi Del Vecchio hanno diversificato il loro patrimonio in diverse aziende. Diversificare significa non mettere tutte le uova nello stesso paniere, distribuendo gli investimenti in diverse attività per ridurre l’impatto di eventuali perdite.

Un concetto più avanzato è l’analisi fondamentale. Questo approccio consiste nell’analizzare i bilanci e le prospettive di crescita di un’azienda per valutarne il valore intrinseco. Il MEF, ad esempio, ha investito in aziende come Leonardo e Fincantieri, che hanno beneficiato di un contesto geopolitico favorevole e di una solida performance operativa. L’analisi fondamentale può aiutare gli investitori a individuare aziende sottovalutate dal mercato e a prendere decisioni di investimento più informate.

Vi invito a riflettere su come questi concetti possono essere applicati alla vostra situazione personale. Quali sono i vostri obiettivi finanziari? Come potete diversificare i vostri investimenti per ridurre il rischio? Quali aziende o settori offrono le migliori prospettive di crescita? La risposta a queste domande può aiutarvi a costruire un futuro finanziario più solido e prospero.