Sorpresa: L’Italia supera la Francia nella gestione del debito pubblico!

Nel contesto della finanza europea si verifica una metamorfosi rilevante: attualmente il debito pubblico dell’Italia sembra presentare una resistenza maggiore rispetto a quello della Francia. La differenza tra i BTP decennali italiani e gli OAT francesi ha subito un brusco abbassamento e ora segna circa 20 punti base, contrariamente agli 80 punti registrati dodici mesi orsono. Questo fenomeno può essere sostanzialmente ricondotto all’aggravarsi delle condizioni economiche nella nazione transalpina; infatti, il suo indebitamento ha toccato quota record pari a 3.346 miliardi di euro, nei primissimi tre mesi del 2025. Ciò rappresenta un incremento superiore ai 314 miliardi, posizionandolo significativamente oltre i livelli del debito italiano che rimane ancorato attorno ai 3.033 miliardi.
Ulteriormente interessante risulta l’analisi relativa all’indebitamento depurato dagli interessi passivi: nell’arco dell’ultimo anno conclusosi il 31 marzo del 2025, l’Italia ha sostenuto oneri per interessi per ben 87,1 miliardi di euro, malgrado essendo meno indebitata della Francia che invece stima le proprie uscite per tali voci in soli 60,9 miliardi. Tali divergenze emergono dai precedenti costanti spreads maggiorati dall’Italia assieme a una valutazione creditizia ancora sotto quella del vicino paese transalpino pur mostrando segnali indicativi di progressiva ristrutturazione positiva.

Il Peso del Debito Estero e l’Autofinanziamento

Un fattore cruciale è la composizione del debito. La Francia ha un debito pubblico eccessivamente sbilanciato verso i detentori esteri, con 1.754 miliardi di euro in mano a non residenti alla fine del 2024. Questo rende il Paese vulnerabile a ondate di sfiducia e alla potenziale vendita massiccia di titoli di Stato. Al contrario, l’Italia ha dimostrato una notevole capacità di autofinanziamento, con 421 miliardi di euro di debito detenuti da famiglie e imprese italiane, pari al 14,2% del totale.

Tra il 2019 e il 2024, il debito pubblico italiano, escludendo la parte “autofinanziata”, è diminuito dal 121,2% al 116,1% del PIL, mentre in Francia è aumentato dal 96,3% al 111,7%. Questo evidenzia la capacità dell’Italia di tenere sotto controllo i conti pubblici, mentre la Francia fatica a frenare la crescita del proprio debito.

Le Reazioni e le Prospettive Future

I media francesi hanno accolto con preoccupazione i dati sul debito, con “Le Monde” che si è interrogato sulla possibilità di un intervento di Bruxelles, della BCE o del FMI. Il governo francese è consapevole della gravità della situazione e spinge per interventi di contenimento della spesa. La ministra per le finanze pubbliche, Amélie de Montchalin, ha avvertito che, in mancanza di azioni immediate, saranno i creditori o il FMI a imporre misure drastiche.

I mercati, più rapidi delle agenzie di rating, stanno riconoscendo la solidità dell’Italia. Il costo del debito italiano è ora inferiore a quello francese, un cambiamento impensabile fino a pochi anni fa. Le agenzie di rating hanno promosso i conti pubblici italiani, e il differenziale tra i rendimenti del titolo decennale italiano e quelli tedeschi è sceso ai minimi degli ultimi 15 anni.

Verso una Nuova Credibilità Internazionale

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato l’importanza di difendere i conti pubblici italiani. Se l’Italia continuerà su questa strada virtuosa, il sorpasso della Francia nel debito non “autofinanziato” in rapporto al PIL sarà imminente. Questo rappresenterà una vera e propria riforma della credibilità internazionale dell’Italia, un traguardo storico per il Paese.

È fondamentale comprendere che il debito pubblico non è solo una questione di numeri, ma anche di fiducia e credibilità. Un Paese con un debito elevato ma gestito in modo responsabile e con una forte base di investitori interni è percepito come più sicuro e affidabile.
Un concetto avanzato da tenere a mente è quello del surplus primario. Un Paese in surplus primario, come l’Italia, genera entrate superiori alle spese prima del pagamento degli interessi sul debito. Questo indica una gestione fiscale sana e sostenibile, che contribuisce a stabilizzare il debito nel lungo termine. È opportuno considerare come l’autofinanziamento del debito statale insieme a pratiche fiscali sagge costituisca uno dei fondamenti della solidità economica. La fiducia degli investitori si nutre infatti di tali condizioni; esse si rivelano indispensabili quando supportate da una politica economica allineata, nonché da una guida solida. Attraverso questo approccio integrato, è plausibile assistere a un innalzamento del rating creditizio associato a minori spese nel reperimento dei fondi, innescando così meccanismi favorevoli alla crescita e al benessere complessivo.