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- Retail hanno acquistato azioni per 4,7 miliardi il 3 aprile.
- Retail hanno immesso quasi 50 miliardi nel mercato tra aprile e maggio.
- Istituzionali: posizioni "net underweight" del 36% a maggio.
Il rialzo dell’S&P 500, successivo al “Liberation Day”, è stato trainato principalmente dagli investitori retail, mentre gli investitori istituzionali mostrano una certa riluttanza. Tradizionalmente, i piccoli investitori sono visti come “dumb money” a causa della loro tendenza a comprare sui massimi e vendere sui minimi. Tuttavia, questa volta, sembra che abbiano avuto ragione, almeno finora.
In base al Global Fund Manager Survey di aprile 2025 condotto da Bank of America, a quell’epoca gli investitori istituzionali detenevano la quota più bassa di azioni statunitensi registrata negli ultimi due anni, con una posizione netta negativa pari a circa il -35%.
Questo dato suggerisce che la percentuale di gestori istituzionali con un posizionamento inferiore rispetto all’azionario USA superava di 34 punti percentuali quella dei gestori con un posizionamento superiore. Tale disimpegno da parte degli istituzionali solleva interrogativi su chi abbia effettivamente guidato il rimbalzo del mercato.
L’Ingresso Massiccio dei Retail nel Mercato
Gli investitori retail, fedeli alla strategia del “buy the dip”, hanno acquistato azioni per un valore di 2,8 miliardi di dollari solo il 2 aprile. Secondo un’analisi di JP Morgan, il 3 aprile gli investitori retail hanno effettuato acquisti di azioni per 4,7 miliardi di dollari, toccando il livello più elevato dell’ultimo decennio e sostenendo così il settore tecnologico e l’ETF legato all’S&P 500 dopo un crollo innescato dall’annuncio di nuove tariffe.
Una ricerca di S&P Global Market Intelligence ha messo in evidenza che, nel periodo compreso tra l’inizio di aprile e la fine dello stesso mese, gli investitori al dettaglio hanno acquisito titoli per 7,32 miliardi di dollari, a seguito di una cessione iniziale di 7,48 miliardi. Durante la fase di rialzo tra aprile e maggio, i retail hanno immesso quasi 50 miliardi di dollari nel mercato, contribuendo al 36% del rally, stando a un report di JP Morgan. Complessivamente nel 2025, i piccoli investitori hanno riversato circa 67 miliardi di dollari in azioni USA, in un frangente caratterizzato dall’uscita degli istituzionali.

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Il Dilemma degli Investitori Istituzionali
Nonostante il rally, una percentuale significativa di investitori istituzionali mantiene un posizionamento inferiore alla media storica sul mercato azionario USA. Il BofA Global Fund Manager Survey ha evidenziato che gli istituzionali presentavano un forte sottopeso sull’azionario USA, con uno scarto netto del 35% a favore dei pessimisti rispetto agli ottimisti confrontato con il benchmark. Nei mesi successivi, la situazione è rimasta sostanzialmente invariata, con i gestori che a maggio registravano posizioni “net underweight” del 36% e un differenziale simile a giugno.
Questa situazione pone gli investitori istituzionali di fronte a un dilemma: rimanere fermi durante un rally significa rischiare di sottoperformare il mercato e vedere i rendimenti dei loro portafogli erosi. Quando l’indice sale, non basta restare in disparte; i gestori si trovano in una condizione di ritardo rispetto ai competitor e ai benchmark. Questo fenomeno spinge a un “chasing performance”, ovvero a rientrare sul mercato per evitare di accumulare un gap di performance.
Meccanismi di Mercato e Potenziali Accelerazioni
Nel momento in cui gli investitori istituzionali cominciano a incrementare nuovamente le loro quote azionarie, immettono nel mercato ingenti quantità di capitale, intensificando così la pressione della domanda.
Questa immissione si aggiunge al rally già in atto e può spingere le quotazioni ulteriormente verso l’alto, alimentando la dinamica rialzista in corso.
Questo processo può innescare un’impennata del rialzo, spesso con una rapidità maggiore del previsto.
A quel punto, anche gli investitori di dimensioni più contenute iniziano a tornare sul mercato, spinti dal timore di non approfittare dei guadagni (la cosiddetta FOMO, Fear of Missing Out).
L’ingresso degli istituzionali diviene perciò un fattore propulsivo per un ulteriore afflusso di investitori retail, generando un effetto a catena in grado di sostenere ulteriori espansioni del movimento al rialzo.
Sarà cruciale tenere sotto osservazione il sentiment e il posizionamento degli investitori istituzionali, nonché l’andamento delle Borse statunitensi, dato che il fenomeno del “chasing performance” è intrinsecamente legato al confronto tra i risultati ottenuti dai gestori e le performance di indici di riferimento come l’S&P 500.
Convergenze e Divergenze: Una Prospettiva sul Futuro del Mercato
L’analisi del comportamento degli investitori, sia retail che istituzionali, rivela dinamiche complesse che influenzano l’andamento dei mercati finanziari. La capacità degli investitori retail di guidare il rally dell’S&P 500, nonostante il tradizionale scetticismo nei loro confronti, evidenzia un cambiamento nel panorama degli investimenti. Allo stesso tempo, il dilemma degli investitori istituzionali, costretti a inseguire la performance per non rimanere indietro, sottolinea l’importanza di comprendere i meccanismi di mercato e le potenziali accelerazioni.
Una nozione base di economia e finanza applicabile a questo scenario è la teoria del ciclo di mercato, che descrive le fasi di espansione, picco, contrazione e valle che caratterizzano l’andamento dei mercati finanziari. Comprendere in quale fase del ciclo ci si trova può aiutare gli investitori a prendere decisioni più informate.
Un concetto più avanzato è la teoria dei giochi, che analizza le interazioni strategiche tra diversi attori del mercato. In questo contesto, la teoria dei giochi può aiutare a comprendere come le decisioni degli investitori retail e istituzionali si influenzano reciprocamente, portando a dinamiche di mercato complesse come l'”upside squeeze”.
Riflettendo su queste dinamiche, è importante considerare come le nostre decisioni di investimento siano influenzate dal comportamento degli altri e dalla paura di perdere opportunità. La consapevolezza di questi fattori può aiutarci a navigare i mercati finanziari con maggiore lucidità e a prendere decisioni più in linea con i nostri obiettivi a lungo termine.







