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- Affrancamento riserve: tassazione sostitutiva al 10% per bilanci fino al 31 dicembre 2024.
- Rateizzazione limitata a 4 tranche equivalenti per l'imposta sostitutiva.
- Articolo 14 D. Lgs. 192/2024: affranco parziale delle riserve non obbligatorio.
Un’Analisi Approfondita
L’evoluzione del panorama fiscale italiano si manifesta con rinnovata intensità nel 2025. Le aziende strutturate come società di capitali sono chiamate a confrontarsi con nuove normative e obblighi amministrativi; in questo contesto diventa cruciale prestare attenzione sia alla dichiarazione dei redditi, sia all’IRAP. La circolare n. 14 emessa da Assonime il 24 giugno 2025, fornisce una disamina approfondita circa le innovazioni normative che emergono quest’anno, presentandosi come uno strumento prezioso per orientarsi nella predisposizione accurata dei modelli Redditi “socio capitale” e del Modello IRAP.
Anche un aspetto da considerare è la modifica del prospetto relativo alle société de comodo; si tratta infatti di una questione costantemente presente nella lotta contro l’welfarizzazione fiscale.
Le aziende costituite sotto forma giuridica societaria, gli enti aventi carattere commerciale e quelli assimilabili residenti sul territorio nazionale, assieme a tutte quelle entità e aziende straniere con stabilimenti attivi in Italia, necessitano d’un’attenzione scrupolosa nella redazione della modulistica relativa a Redditi 2025-SC.
L’Affrancamento delle Riserve in Sospensione d’Imposta: Un’Opportunità da Valutare
Con il varo dell’articolo 14 contenuto nel D. Lgs. 192/2024, è stata ripristinata la facoltà per le aziende di procedere all’affrancamento dei saldi attivi relativi alla rivalutazione, insieme alle riserve e ai fondi soggetti a sospensione d’imposta. Queste disposizioni riguardano specificamente il bilancio relativo all’esercizio che si chiuderà il 31 dicembre 2023, nonché quelli residuali fino alla conclusione del periodo contabile fissato per il 31 dicembre 2024. La misura implica l’applicabilità diretta di una tassazione sostitutiva fissata al 10%, creando così una significativa opportunità affinché le aziende possano riacquisire liquidità e snellire gli oneri fiscali da sostenere.
Sarà possibile effettuare il pagamento della suddetta imposta nell’ambito della sezione VII-B del quadro RQ29 all’interno del modello Redditi SC 2025. A differenza delle consuete pratiche fiscali vigenti, qui l’affrancamento delle riserve soggette a rinvio tributario contempla unicamente un piano di rateizzazione limitato a quattro tranche equivalenti tra loro. Tale approccio offre l’opportunità fondamentale non solo per eliminare lo stato precario legato alla sospensione tributaria delle riscossioni affrancate ma anche per garantire una distribuzione senza vincoli addizionali sulla fiscalità societaria.
Le conseguenze che si ripercuotono sui soci dipendono dalla loro specifica categoria.
In questo contesto, occorre evidenziare come l’articolo (D. Lgs. n°192/2024) preveda una non obbligatorietà riguardo allo sfoltimento totale delle riserve attualmente registrate come ‘in sospeso’. Ciò implica che le aziende hanno facoltà di procedere con un ‘affranco parziale’, limitandosi ad operare su alcune voci finanziarie riconosciute alla chiusura dell’anno fiscale (il 31 dicembre) senza dover necessariamente affrontarne il pieno importo complessivo fino a zero.
La cifra concreta da trattare ed eventualmente affrancabile corrisponde quindi a quella indicata nei documenti contabili depurata dall’onere tributario legato alle procedure precedenti sulle rivalutazioni e riallineamenti compiuti.
Nell’ambito operativo è essenziale monitorare e accertarsi dell’effettiva esistenza delle rendicontazioni fiscali fisse (“sospese”) sia alla scadenza annuale del 30 novembre anno corrente (dunque fine periodo), sia proprio il fatidico giorno dello scadere sul listino ufficiale: man mano dovesse risultarsi ai fini utilitaristici avversativi rivolti dalle attività professionali sull’organismo sociale anche rispettando la norma vigente e il capitale suddiviso se queste dovessero essere utilizzate prima fino ad arrivare correttamente finita.
Nel periodo transitorio, qualora vi fosse uno switch necessario verso un “regime contabile facilitato :“‘, le quote lasciate indisponibili andrebbero formalmente contribuite nella misura totalitaria richiedendo inclusione dei correnti anticipati oneri sorgerà per descrivere prestazioni fiscali su spesa.
Quelli perduti tempo rimpiazzando, hanno compilati derivati manovre debitorie dissolte tramite reintegrazione, una modifica clamorosa rispetto giustamente fortuitamente reintrodotte entro il gruppo finale principale anticipano assegnamenti quanto cresce rosa bolle riequilibranti collocandosi sì dentro continui processivi applicativi inoltrati correlatamente.”
Il quattordicesimo articolo del D. Lgs. 192/2024 non chiarisce espressamente quando decorra l’affrancamento; tuttavia, si concorda sul fatto che l’operazione acquista efficacia solo se vi è una riserva presente al momento in cui viene effettuato il versamento dell’imposta sostitutiva.
Eseguire la distribuzione di una riserva soggetta a affrancamento implica inevitabilmente la rinuncia al credito d’imposta previsto nel caso si optasse per la distribuzione di un’altra riserva non affrancata. Di conseguenza, appare decisivo analizzare con attenzione le ripercussioni fiscali delle due scelte.

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Implicazioni Fiscali e Strategiche dell’Affrancamento: Un’Analisi Comparativa
L’atto dell’affrancamento delle riserve collocate in sospensione d’imposta rappresenta un’opzione capace non solo di offrire diversi benefici sotto il profilo della semplificazione, ma anche della fruibilità immediata delle risorse finanziarie disponibili; tuttavia necessita di una scrupolosa analisi per esaminare le potenziali conseguenze fiscali e strategiche associate alla decisione stessa.
La preferenza per affrancare o mantenere le riserve varia in funzione di alcune variabili quali: i tipi sociali coinvolti (soci), l’esistenza eventualmente accertata nel bilancio societario particolareggiato come investimenti assimilabili alle false piogge; ed infine le aspettative circa future suddivisioni degli utili da parte della compagine sociale.
A titolo esemplificativo si potrebbe considerare il caso pratico relativo alla compagnia Alfa Srl: questa entità giuridica riporta fra i suoi crediti patrimoniali (nel proprio bilancio) una cifra attiva pari a €97 mila ancora soggetta all’imposizione fiscale anticipata; somma dopo aver detratto il prelievo del 3%, già versato come imposta sostitutiva associabile alla rivalutazione suddetta.
Se nel contesto viene effettuato dai vertici societari il pagamento del valore residuo senza procedere ad alcun passo verso l’affrancamento, sorge così una tassazione sull’intero importo portando ad assolvere -ovviamente- IRES aggiuntivi per €24 mila.
È altresì essenziale evidenziare che quella medesima compagnia possiede diritto su un credito impositivo ridotto fissato nella cifra complessiva minima corrispondente a €3000 assumibile dal versamento antecedente legato al disegno menzionato: da ciò ne consegue pertanto che se contabilizzato ogni aspetto collegato all’operatività aziendale finisce effettivamente con l’esprimersi chiaramente attraverso oneri tributari realizzati parallelamente necessari oltre quantificati meramente fino al raggiungimento circa gli €21,000 delineati.
Nell’ipotesi in cui la società Alfa Srl provvedesse ad affrancare il saldo attivo mediante versamento dell’imposta sostitutiva fissata al 10%, questo sarebbe sufficiente per evitare grossi problemi legali, spero!
L’ammontare da corrispondere sarebbe quindi stabilito su una cifra totale di 9200 euro, un valore significativamente più contenuto rispetto ai 21000 euro. Questo ammontare ci racconta che i costi fiscali risultano ugualmente parecchio influenzati dalla tipologia prescelta per eventuali suddivisioni.
Sarà dunque obbligatorio eseguire il pagamento frazionato dello stesso. A segnalarsi è anche che le varie rate devono avvenire ogni anno nel medesimo periodo temporale.
Affinché vengano soddisfatti i requisiti formali richiesti dal quadro RQ29 dentro il modello dei redditi SC 2025, saranno necessari sia specificazioni sulle somme accumulate delle riserve soggette a imposizione temporanea sia indicazioni sul monte totale riguardante l’imposizione relativa e le prime rate consolidate.
Nell’ipotesi in cui il socio rivesta i panni di un individuo fisico impegnato nel panorama imprenditoriale o appartenga a una società di persone, trova applicazione l’articolo 59 del TUIR, che stabilisce un’imposizione sulla distribuzione della riserva fissata al 58,14%. Viceversa, se a ricoprire il ruolo di socio è una società di capitali, subentra l’applicazione dell’articolo 89 del TUIR, determinando pertanto un’imposizione sulla medesima riserva pari solo al 5%.
Tuttavia, va considerato uno svantaggio associato all’affrancamento: quando le riserve affrancate diventano ordinarie giacenze utili da distribuire agli azionisti, esse cadono sotto la presunzione di prioritario pagamento rispetto alle riserve patrimoniali.
Di conseguenza,
l’analisi delle implicazioni connesse a tale assunzione è cruciale prima di intraprendere azioni relative all’affrancamento.
Navigare le Complessità Fiscali: Una Guida per le Società di Capitali
Nell’ambito fiscale del prossimo anno, si delineano importanti mutamenti per le società di capitali, i quali esigono una profonda riflessione nonché una programmazione accorta. In particolare, l’affrancamento delle riserve in sospensione d’imposta si configura come un’occasione che necessita di una scrupolosa considerazione, specialmente riguardo agli effetti tributari e alle prospettive relative alla distribuzione degli utili. È imperativo provvedere a una compilazione accurata dei modelli Redditi 2025-SC ed IRAP 2025, onde evitare possibili sanzioni o contestazioni da parte dell’Autorità Fiscale.
Oltre la Dichiarazione: Una Visione Strategica per il Futuro Finanziario
L’analisi delle dinamiche fiscali, come abbiamo discusso in precedenza, rivela che si tratta ben oltre semplici procedure burocratiche; esse fungono infatti da autentici strumenti nella strategia della pianificazione finanziaria. Un approccio approfondito all’affrancamento delle riserve può tradursi nell’ottimizzazione del carico fiscale e nella liberazione di fondi indispensabili per investimenti futuri. In tal senso, diviene cruciale considerare il principio del valore del denaro nel tempo: possedere un euro ora rappresenta una maggiore opportunità rispetto ad averne uno in futuro poiché l’inflazione influisce sul suo potere d’acquisto e offre possibilità d’investimento remunerative. Di conseguenza, una riflessione scrupolosa circa i tempi e i modi dell’affrancamento delle riserve potrebbe rivelarsi determinante per migliorare la redditività complessiva della società negli anni successivi.
In modo analogo all’approccio adottato dagli investitori che cercano diversificazione per contenere i rischi associati agli investimenti, è vitale considerare la pertinenza della teoria del portafoglio all’interno della configurazione economica aziendale. Le aziende possono perseguire efficacemente questa ottimizzazione mirando a equilibrare varie forme di finanziamento mentre gestiscono con attenzione le proprie accantonamenti.
L’affrancamento delle riserve rappresenta una strategia di riallocazione del capitale, capace di incrementare non solo l’efficienza, ma anche la flessibilità finanziaria, all’interno della struttura aziendale.
Tirando le somme, è fondamentale riconoscere che le decisioni riguardanti il fisco non sono mera tecnica, bensì determinazioni strategiche capaci di influenzare profondamente la traiettoria futura dell’azienda. Si invita a meditare su come tali occasioni possano inserirsi armoniosamente nel piano a lungo termine, con l’intento di forgiare un domani ben più robusto e proficuo.







